28 febbraio 2011

A Ghedì


Ma allora a che serviva 'sto legittimo impedimento?

Metaphors on Wikipedia


In the review written for the New York Review of Books of James Gleick's “The Information: A History, a Theory, a Flood”, Freeman Dyson comes up with a nice and elegant metaphor of Wikipedia. Dyson compares the encyclopedia to the concept of noisy channel from information theory,
Among my friends and acquaintances, everybody distrusts Wikipedia and everybody uses it. Distrust and productive use are not incompatible. […] The information that it [Wikipedia] contains is totally unreliable and surprisingly accurate. It is often unreliable because many of the authors are ignorant or careless. It is often accurate because the articles are edited and corrected by readers who are better informed than the authors.
[…]
It [Wikipedia] illustrates Shannon’s law of reliable communication. Shannon’s law says that accurate transmission of information is possible in a communication system with a high level of noise. Even in the noisiest system, errors can be reliably corrected and accurate information transmitted, provided that the transmission is sufficiently redundant. That is, in a nutshell, how Wikipedia works.
It's not exactly clear how this relates to the concept of average code length and redundancy — which is really what makes it possible to communicate over a noisy channel — but anyway it made me remember of another metaphor by Doc Searls:
Wikipedia is the closest we have come, so far, to a source that is both canonical and durable, even if each entry changes constantly, and some are subject to extreme disagreement. Wikipedia is, like the , a set of .
Both capture certain aspects of Wikipedia — reliability and accuracy Dyson, consensus and mutability Searls — that in my opinion make Wikipedia's peer-production process so interesting.

This got me thinking: are there other metaphors on Wikipedia around? Usually metaphors are useful in discourse, but in the case of Wikipedia they could also be useful in shaping what we would like to know and understand about it. Wikipedia is the classic example of a phenomenon looking for a theory that is able to explain it, and this goes under the name of the zeroeth law of Wikipedia:
The problem with Wikipedia is that it only works in practice. In theory, it can never work.
Indeed the funniest — and only — example of a meta research question I know.

23 febbraio 2011

Il quinto mistero di Walter

Sono riuscito a mantenere la calma guardando Ballarò per poco più di 5 minuti. Al culmine di un fine ragionamento di Maurizio Gasparri non ce l'ho fatta ed ho iniziato ad imprecare contro il portatile ed ho cambiato canale. Incredibile: parevo Gheddafi, per quanto ero incazzato.

Due cose mi hanno colpito del dibattito che ho visto. La prima è l'ossessione per l'emergenza clandestini. Dalla Tunisia i primi sbarchi sono arrivati dopo quasi un mese dalla caduta di Ben Alì. In Libia siamo ancora nel pieno degli scontri e del caos ma tutti parlano come se domani mattina avremmo i barconi di clandestini a Lampedusa. La Lega cavalca i bassi istinti del suo elettorato, ovvio. Ma la sinistra che si cavalca? Mistero. Il Quinto Mistero di Walter, lo chiameremo.

Poi la sterilità del dibattito “abbiamo fatto bene o male a limonare con Gheddafi per tutto questo tempo?”. Se c'è una cosa chiara, dopo il “discorso” di oggi, è che l'avventura di Gheddafi è arrivata al capolinea. Non ci sarà un futuro per Gheddafi in Libia. Probabilmente per Gheddafi non ci sarà un futuro e basta, ma questo è un altro discorso. Insomma: a che serve stare a spaccare il capello in quattro?

Questi dibattiti sono come le chiacchiere calcistiche del Lunedì. Non servono assolutamente a nulla. Non hanno alcuno scopo di approfondimento e non portano a nessun risultato. Servono giusto a recriminare. E la prossima Domenica ci sarà una giornata di campionato, come sempre. E nulla sarà cambiato.

22 febbraio 2011

21 febbraio 2011

Where he ought to be


By Gipi, one of my favourite cartoonists.

Fino all'ultima goccia


Persino BP—ed è tutto dire—ha sospeso le operazioni in Libia. Ma Eni no:
In questo momento Eni non ravvisa alcun problema agli impianti e alle strutture operative. Le attività proseguono nella norma senza conseguenze sulla produzione. Eni, tuttavia, sta provvedendo a rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza a tutela di persone e impianti.
 Rimarrano a succhiare il sangue dalla terra fino all'ultima goccia.

Seven hills and two wheels

I am glad to hear that David Byrne shares with me the opinion about Rome as a great place for bicycling:

Naturally, some cities are more accommodating to a cyclist than others. Not just geographically or because of the climate, though that makes a difference, but because of the kinds of behavior that are encouraged and the way some cities are organized, or not organized. Surprisingly, the least accommodating are sometimes the most interesting. Rome, for example, is amazing on a bike. The car traffic in central Italian cities is notoriously snarled, so one can make good time on a bike, and, if the famous hills in that town are avoided, one can glide from one amazing vista to the next. It’s not a bike-friendly city by any means—the every-man-for-himself vibe hasn’t encouraged the creation of secure bike lanes in these big towns—but if one accepts that reality, at least temporarily, and is careful, the experience is something to be recommended.

Rome is quite a dangerous place (in Italian) for cyclists. The mortality rate is 5 times bigger than the EU average. On the other hand, a daily commute with an extra dose of adrenaline always felt good, as far as I remember.

20 febbraio 2011

Su Pierluigi, lo vuoi il mio voto?



Dici sempre che bisogna parlare dei problemi reali del paese, ma se Silvio dice che non si può disturbare Muhammar, che la situazione è delicata, tu che problema hai a non disturbare Silvio?

Eccolo qua il PD: non solo si schifa a parlare del conflitto d'interesse, ma vuole anche il mio voto aggratis.

19 febbraio 2011

L'amico della nipote di Mubarak

“Berlusconi and Gaddafi” di Matteo Bertelli

Se le proteste divenissero sollevazione di popolo; e se la sollevazione di popolo divenisse rivoluzione; e se la rivoluzione alla fine lo cacciasse, dove andrebbe a rifugiarsi Gheddafi?

(Pensiero ozioso, il what if, soprattutto quando verte su singoli personaggi—e potenti per di più. Tutta colpa del sabato mattina. Mi piace il sabato mattina: è perfetto per fare ragionamenti oziosi. Radio France FIP passa una selezione poco impegnativa e la mente può spaziare su campi di facezie e ragionamenti oziosi, oziosissimi anzi.)

Neanche un mese fa Ben Alì, il pupazzo cleptomane che noi italiani mettemo al potere quando ancora ci si poteva proclamare “non proprio l'ultimo carrettiere del mediterraneo” con una certa sicurezza, quel Ben Alì cercava rifugio in Francia, e lungo la strada si fermava in Sardegna. Italia e Francia: i vecchi amici. Ma i vecchi amici s'erano già dimenticati di lui e alla fine Zine s'era dovuto accontentare dei sauditi. Ma Muhammar ha un'altro peso. Ben Alì, una vecchia conoscenza dei tempi della prima Repubblica, al più. Da noi Gheddafi, invece, è ormai di casa. Gli abbiamo conferito grande legittimità con la storia del trattato di pacificazione, e i dittatori in fondo s'assomigliano tutti: quando gli hai dato così tanto non è normale che ti chiedano un ultimo favore per salvare la pellaccia, no?

Che peso avrebbe una cosa del genere? Qui si divaga troppo, e una domanda del genere contiene troppi se per risultare scomoda al nostro amico della nipote di Mubarak. Figuriamoci per appassionare il suo pubblico.

Un vero peccato. Buon sabato.

15 febbraio 2011

La Nemesi di un dibattito intelligente

Sinceramente mi da fastidio che il collegio giudicante del processo al Presidente del Consiglio sia definito la «nemesi» dell'imputato semplicemente sulla base della sua composizione.

Continuare ad impostare il discorso in questo modo non solo è stupido, ma conferisce legittimità a certe affermazioni—queste sì maschiliste—che fanno veramente accopponare la pelle. Michele Saponara, avvocato, consigliere del Csm e, a giudicare dalla chiosa, perfetto uomo d'apparato Berluscones (la Repubblica, 15.02.11 16:30):   

''Tre donne a giudicare Berlusconi? La sensazione che la situazione possa essere pregiudizievole per il premier c'é [sic], ma in realtà il problema politico, ed è di una magistratura che ha ormai scelto una linea nei confronti del presidente del Consiglio''

Affermazione assurda, che però assume perfetta legittimità se dall'altra parte si giubila perché tre donne saranno «la Nemesi» del Presidente del Consiglio.
In quanto donne, questi tre magistrati non hanno né più né meno legittimità a giudicare Silvio Berlusconi di un collegio composto da tre uomini, o da due donne ed uno uomo, o da due uomini e una donna.

Questo, secondo me, è un modo per affermare l'uguaglianza tra i sessi. Andare ad inseguire improbabili vendette di genere di certo no lo è.

11 febbraio 2011

There we go


Domande retoriche

[...] Giuliano Ferrara intervista Berlusconi sul Foglio, lo fa urlare contro "il golpe morale", gli fa dire che "il popolo è il mio giudice ultimo", e che quelle di Milano sono "inchieste farsesche, degne della Ddr". Giusto la sera prima, all'improvviso, la Rai aveva deciso di cambiare il palinsesto, per trasmettere sulla Rete Due Le vite degli altri, il film in cui Von Donnersmarck racconta le tragedie umane prodotte dai metodi spionistici della Stasi, la polizia segreta della Germania comunista di Honecker. Qualcuno può pensare che sia stato solo un caso?
(la Repubblica, 11.01.11)


Molti di più di quanto Massimo Giannini pensa, mi sa.

Uno scossone

Ieri mi sono concentrato, ho evitato di aprire la Repubblica, un pasto frugale e ancora giù a studiare Ayn Rand, per tutta la notte. Poi questa mattina, all'alba, mi sono svegliato—mi ero addormentato sui libri: un sorso d'acqua, aperto la finestra, e mi sono affacciato per vedere com'era il mondo dopo la rivoluzione liberale. Ma non sembra cambiato granché.

Sarà che è nuvoloso.

10 febbraio 2011

8 febbraio 2011

Piccoli leader crescono

Fonte: Repubblica TV

Il Trota propone progetti di educazione civica da attuare nelle scuole lombarde. Fatte le dovute proporzioni, è un po' come il Berlusca che fa leggi contro la prostituzione minorile: poco credibile.

6 febbraio 2011

It's Glastonbury out there

Un altro blog da aggiungere ai propri feed: The Arabist.

The mood in Tahrir is, as ever, uplifting and ebullient. It's a veritable tent city in the grassy parts, and the atmosphere is reminiscent of a moulid — the celebrations of saints that are part of the more Dionysian side of the way Islam is practiced in Egypt. Or, in Western terms, it's Glastonbury out there.

4 febbraio 2011

4 Febbraio 1703


Oggi è il giorno dei 47 samurai.

Anita

A volte anche lo spam può mettere di buon umore:
I mean you deserv to be kept in a tresure box and admire .

3 febbraio 2011

Un classico

Se, come il sottoscritto, state seguendo lo svilupparsi della situazione in Egitto, vi consiglio di seguire il blog di Sarah Carr, inanities.org (attenzione: ci mette un po' perché ci sono un bel po' d'immagini ad alta risoluzione linkate direttamente nei post). Il suo stile è asciutto e sarcastico, ed è decisamente informata sui fatti, essendo una giornalista di origini britanniche e egiziane. Ho scoperto il suo blog tramite il live feed del Guardian, dove erano mostrate le sue foto dei graffiti e degli slogan anti-Mubarak che hanno ricoperto la città in questi ultimi giorni. Il suo ultimo post, per esempio, spiega chiaramente chi siano i fantomatici contro-dimostranti di oggi:
The use of hired thugs is classic Mubarak. The regime’s relationship with its people has always depended on intimidation and violence, which proved problematic with the wave of demonstrations and labour protests that have been a growing phenomenon since 2003 – acts of public police rage tend to put the tourists off. In 2005 elections young men were paid to sexually assault female protestors. Last year during the trial of two policemen accused of involvement in the death of Khaled Said a rowdy group of teenagers stood outside the courtroom and accused anti-torture protestors of being Israeli spies, before launching missiles at them. During the elections boys in matching t-shirts danced in front of polling stations while burly colleagues intimated voters on behalf of National Democratic Party candidates.

The idea is that these groups of men – who receive a modest daily stipend for their services – can execute regime orders without their actions being directly attributable to them. In the current scenario we are meant to believe that after four days of absolute silence peaceful pro-Mubarak protestors so irrevocably moved by the president’s speech and his promise not to stand for another term decided to organise mass counter protests. And attend these protests on camels and horses. And launch rocks and Molotov cocktails at camping Tahrir protestors whose only act of physical aggression has been against litter in the camp.

1 febbraio 2011

Catenacciari

Source: AFP/Getty

Una foto molto bella di questi giorni di proteste è questa qui sopra. Lo storia è questa. Tre giorni fa, durante la notte del primo giorno di scontri, alcuni vandali, forse addirittura degli sgherri del regime, erano entranti nel museo archeologico del Cairo, e avevano distrutto due mummie e danneggiato altri cimeli.
Il giorno dopo, il mitico Zahi Awass ne da notizia profondamente amareggiato. I media la riprendono immediatamente, dandole un grande risalto—anche troppo, considerato che al regime fa gioco che fatti del genere siano messi in risalto.
Del resto il panico per gli atti di sciacallaggio sta iniziando a montare, e la gente si organizza per difendere le case e le proprietà. Gruppi di cittadini formano pattuglie improvvisate per sorvegliare le strade durante la notte. E il museo?
Sì, nel frattempo è arrivato l'esercito (si vede un carro armato nella foto) ma il pericolo che dei vandali possano penetrarvi e rubare o danneggiare altri oggetti è ancora alto: due carri armati parcheggiati all'ingresso, di certo, non bastano a scoraggiare i ladri di cimeli.
Un gruppo di cittadini decide, allora, che l'unico modo per fermare gli sciacalli è di formare una catena umana. Gigantesca, che corre tutto attorno all'edificio. Il museo è proprio su Tahrir square, quindi molti di loro, anzi tutti, sono lì per dimostrare contro il regime. In un certo senso, non smettono di farlo. Anzi, lo fanno nel migliore dei modi, replicando con i fatti alla favoletta del regime che senza di esso vi sarebbe solo l'anarchia.

Non so se questa foto ha avuto lo stesso risalto, nei media, delle immagini del vandalismo del giorno prima. Purtroppo noto in questi giorni la tendenza, anche da parte di commentatori solitamente più che rispettabili, ad agitare lo spauracchio della deriva teocratica stile Khomeinista. Se solo qualcuno spiegasse per quale motivo una società plurale, laica e sunnita dovrebbe rifarsi al modello di una nazione autoritia e sciita. Sembra invece che solo poche persone si stiano chiedendo quali sono le cause effettive di questa rivolta (hat tip Epistemes).
Comunque tornando alla foto di prima, ovviamente il museo non è stato e non è il solo bene ad essere in pericolo di sciacallaggio in questi giorni. Fortuntamente le persone in quella foto non sono le sole ad aver pensato a difendere i beni del loro paese.