30 maggio 2011

Non dire qualcosa di sinistra, di' qualcosa di divertente

Solo domani sapremo chi sarà eletto a Milano. Il risultato elettorale farà una grande differenza, ma anche se Pisapia non venisse eletto — e nello scrivere questa cosa qui si fanno delle corna ben poco razionaliste — un elemento di questa campagna elettorale rimane interessante e assolutamente nuovo: la sinistra ha una nuova arma: l'ironia (Repubblica, 28.05.2010).

Da tanti anni a questa parte, ogni volta che Silvio Berlusconi o qualche suo lacchè accusava la sinistra di voler instaurare l'internazionale comunista nel XXI secolo, io facevo un gioco mentale molto semplice: inventare una battuta fulminante con cui controbattere all'idiozia di turno. Questo mio gioco, oltre ad essere un chiaro sintomo di autismo da parte mia, e su cui ora non vale la pena di soffermarci, era ed è dettato dall'insofferenza verso le risposte che fornivano i vari Bersani, Veltroni, Fassino, Prodi, Rutelli ecc. Queste risposte erano sempre sulla linea del «Silvio Berlusconi paragona la sinistra allo stalinismo e questo è inaccettabile per una forza progressista come il PD», o qualcosa del genere. Intendiamoci, questa risposta è vera e sacrosanta, ma è un'arma spuntata.

Con le sue battute Berlusconi ha sempre solleticato le persone con una visione del mondo che, pur fittizia, è coerente con la sua narrativa della storia politica degli ultimi 20 anni. Daniele Luttazzi, verso il quale, devo ammettere, la mia stima è un po' calata dallo scandalo del plagio di George Carlin e altri, aveva illustrato perfettamente la retorica Berlusconiana usando gli strumenti dell'analisi narrativa (La Guerra Civile Fredda, 2009). Berlusconi il protagonista, la magistratura il nemico di turno. Berlusconi è in fuga perché si deve salvare. La magistratura lo vuole «morto» perché egli è l'unico a frapporsi tra essa e l'instaurazione del comunismo in Italia. O qualcosa del genere.

Si dice che ostinarsi a parlare con un cretino può portare gli altri a non notare la differenza tra noi ed il nostro interlocutore. Ma siamo in democrazia, e questo un uomo politico potrà forse pensarlo, ma mai potrà dichiararlo, specialmente quando quel cretino riceve più del 5% delle preferenze elettorali. Allora come fare? Le mie battute erano sempre ironiche, e non c'è migliore ironia che ridere di se stessi. O meglio, dell'immagine che l'altro ha di noi stessi. Fare auto-ironia non serve per averla vinta sulla questione di turno (la tassa patrimoniale, la dignità della Resistenza, le facoltà intellettive degli elettori di sinistra). Fare auto-ironia scardina la visione del mondo che Berlusconi comunica ai suoi sostenitori e all'opinione pubblica. Quel lento lavorio che ha portato la gente a dare per scontato che le cosiddette toghe rosse esistano, proprio come in una teoria del complotto.

Quando vedi cose come il Favoloso Mondo di Pisapie (sotto), o il caso di Sucate e della moschea abusiva di via Giandomenico Puppa, o l'invasione della fan page di Red Ronnie, capisci che qualcosa è cambiato, in meglio. E speriamo che continui così.

14 maggio 2011

Dal 27 Maggio, nei migliori cinema



Alcuni dei primi post di questo blog furono letteralmente spediti dal set di “Chrysalis”, il corto con cui 5 anni or sono Matteo & Daniele iniziarono la loro avventura artistica. Ora “Et in Terra Pax”, il loro primo lungometraggio, sta per sbarcare al cinema. È un film incredibile, che ha già girato il mondo in lungo e in largo, ma mai come ora si merita un grandissimo in bocca al lupo, e soprattutto un deciso e sentito DAJE!

3 maggio 2011

Tentando di lavorare

In societies where modern conditions of production prevail, all of life presents itself as an immense accumulation of spectacles. Everything that was directly lived has moved away into a representation. 
Guy Debord. La Società dello Spettacolo (1967)

Le nozze reali; la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II; l'uccisione di Bin Laden. In meno di 4 giorni in giro per il mondo ci sono stati tre grandi eventi di portata storica. Io, nel frattempo, tentavo di lavorare.

La Storia si compie sotto i nostri occhi -- almeno stando al commentare più superficiale. A guardar bene, però, c'è anche un'altra caratteristica che questi tre eventi hanno in comune. In tutti e tre i casi delle masse -- i sudditi della Corona britannica, la Santa Romana Chiesa, il popolo degli Stati Uniti d'America -- si sono radunate attorno ad un ideale identitario e trascendente, in cui il singolo può annullare la propria identità e vivere una sorta di comunione con il resto dei suoi pari. Chi più seriamente e chi meno, ovviamente. “Non c'è bisogno di fare i guasta feste alle nozze reali solo perché siamo di sinistra”, sentenziava sornione il Guardian appena tre giorni fa, e io non potevo e posso che essere più d'accordo. “Il matrimonio reale è parte del nostro patrimonio condiviso, un patrimonio posseduto tanto dalla sinistra che dalla destra”. O più semplicemente, come la metteva una signora intervistata alla BBC, “è bello divertirsi e farlo da britannici“. Lo spettacolo è accettato in quanto tale. E accettato ben volentieri: non siamo realisti, siamo Britannici, e la corona ci definisce in quanto nazione. Queste persone sono le stesse che si diranno disgustate dalla Monarchia al primo scandalo reale; ora gioiscono, ma non lo fanno per ipocrisia. Con le loro tasse pagano la casa reale per ricevere un servizio, quello d'impersonare un passato glorioso e importante, e così come ci si indignerà al primo scandalo matrimoniale, così ci si rallegrerà -- ci si deve rallegrare -- in occasione dei lieti eventi, come per esempio un matrimonio.

Dell'orgia di devozione mortuaria e mortifera del Primo Maggio, tra cardinali che spirano di vecchiaia solo per l'occasione, reliquie della cui provenienza è meglio tacere, dittatori sanguinari che si scambiano un segno di pace, pellegrini che, come bestie idrofobe, impazziscono al suono delle sirene di un'ambulanza, s'è già parlato a sufficienza.  La massa abbraccia lo spettacolo in quanto tale anche in questo caso, ma non posso fare a meno di trovarlo schifosamente ipocrita. Quella cattolica è una religione all'interno dei cui dogmi la Chiesa ha posto essa stessa quale organizzazione al di sopra della storia. Non v'è alcuna legittimità in un processo di beatificazione (e che presto sarà di canonizzazione) che non provenga dalla volontà del gregge; ma allo stesso tempo il gregge richiede un processo per rivestire di legittimità l'atto arbitrario che si fa nel dire che Wojytyla è Santo. Trovare un Parkinson che è scomparso miracolosamente è questione secondaria in questi casi. Con la morte di Bin Laden, poi, c'è già chi dice d'aver trovato il prossimo prodigio.

E poi c'è Bin Laden, appunto. È stata la lettura di questo pezzo di Glenn Greenwald che m'ha fatto notare la somiglianza con gli altri due casi:
And then there's the notion that America has once again proved its greatness and preeminence by killing bin Laden. Americans are marching in the street celebrating with a sense of national pride. When is the last time that happened? It seems telling that hunting someone down and killing them is one of the few things that still produce these feelings of nationalistic unity.
Qui forse la cosa si fa agghiacciante, poiché lo spettacolo è accettato nell'illusione che esso non sia tale. E quando leggi cose del genere, capisci che ci aspettano tempi ancor più bui, e che un morto in più non ci renderà più sicuri di prima.

1 maggio 2011

Beatitudini

Le notizie come questa (Il Messaggero, 01.05.2011) sono deliziose:
Come ha fatto allora Mugabe a mettere piede a Roma? Lo ha potuto fare in virtù di particolari accordi previsti dai Patti Lateranensi, che obbligano l’Italia a far transitare sul proprio territorio personalità dirette in Vaticano. Per questa clausola l’Italia ha chiesto alla Ue un’apposita esenzione dal divieto di rilasciare il visto d’ingresso al presidente dello Zimbabwe. Il permesso vale per il tempo strettamente necessario per partecipare alla cerimonia di beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Ed è lo stesso permesso di cui Mugabe si avvalse per venire a Roma in occasione dei funerali di Wojtyla, nel 2005. 
Sono deliziose perché ti fanno capire, nel 150esimo anniversario della creazione dello stato Italiano, che razza di parassita si porta in grembo questo paese.

Wikipedia a den of republicans?

source: freenewfashiondesign.com

Looks like Pippa Middleton is not “notable” enough for inclusion in Wikipedia. Or maybe she is, given that a previous nomination for deletion was rejected back in February, and that this one is headed towards the same outcome. Having worked already on the deletion process of Wikipedia, I always find amusing to read the arguments being used to support one decision over the other (usually to “keep” the page over “deleting” it), because they almost look like arguments a real lawyer would use. Of course any external viewer would deem this to be just a bunch of nerds playing lawyers in the court, but within the Wikipedia community it is an incredibly serious business, and all claims have to stand their validity against a large body of rules and policies.

Anyway, one thing is for sure: now we can add the royalists among the enemies of Wikipedia.