Molto scalpore hanno suscitato gli epiteti con cui il sottosegretario alla Difesa On. Guido Crosetto ha definito il suo capo. Il motivo è semplice: non puoi dare del «testa di cazzo» al capo, è sacrìlego. Sentire un peone che insulta il re era quello che aspettavamo da anni. Con cura, da sopraffini antropologi culturali quali siamo diventati, ci siamo messi a disquisire del concetto del corpo del capo, la sua valenza totemica, e di tutte queste altre menate.
Anziché a Roma per dimettersi, Berlusconi era a pranzo con Marina e Piersilvio, rispettivamente amministratori di Mondadori e Mediaset, e con Fedele Confalonieri, il suo braccio destro di una vita. Di cosa discutessero, non ci vuole certo una laurea in Scienze Politiche per capirlo -- figurarsi una in Antropologia.
Eccolo qua, in tutto il suo mefitico splendore, il conflitto d'interessi. Ma nessuno ne parla, è il «testa di cazzo» che fa notizia. Il popolo non presta attenzione alla luna, preferisce concentrarsi sul dito che la indica. Seppure involontariamente, con quel «testa di cazzo» Crosetto stava indicando la luna.
Berlusconi può anche dimettersi domani. Ha già vinto da anni, e l'altro ieri ne abbiamo avuto l'ennesima, triste, dimostrazione.