Paradossi di un settore asfittico, l'industria discografica vuole mettere in riga i propri "proletari" e renderli più produttivi. L'ho sempre detto che quei drogati finocchi dovevano andare in catena di montaggio! "Posso suggerire l'uso dello sfollagente?" diceva Eddie Murphy, in un grande film, tanto per dare un consiglio altrettanto inutile, in una situazione differente.
Nel video che ho postato ieri, l'autore di Wikinomics liquida l'industria discografica con una nonchalance sconvolgente: "non capisco perché l'industria discografica non si sia ancora trasformata in una produttrice di servizi anziché di merci". Che è un modo gentile di dire che certi CEO e gente simile non c'hanno ancora capito un cazzo di come fare soldi con la musica. E questo Guy Hands nuovo-capo-della-emi sembra proprio confermarlo.
2 commenti:
beh, peròpotrebbe essere un modo per dire: basta superstar mainstream che nonfanno un cazzo. produciamo allora gente valida anche se non famosissima...e questo sarebbe un bene in un mercato che produce solo musica nazional popolare tipo canzonette e brucia i gruppi alla velocità della luce...
ma la superstar mainstream per definizione non deve fare un cazzo! Altrimenti come fanno i bimbi e le bimbe ad identificarsi e sbavare per la vita da nababbi? Come fanno poi a comprare i dischi di Beyoncè se poi si scopri che Beyoncè si sbatte dalla mattina alla sera per i valori aziendali della EMI?
Daiiiiii
Posta un commento