23 febbraio 2012

Ho dimenticato il titolo di questo post

Io su Internet leggo molto. Le mie giornate cominciano sempre dando una sfoltita veloce ai nuovi post. Secondo Google Reader sono iscritto a 93 blog, e in media «leggo» circa una ventina di post al giorno, con giorni in cui supero anche le 40 unità. Ovviamente riesco a leggerne sul serio, da capo a fondo, molti meno. Per la maggior parte do una scorta e decido all'istante se leggere fino in fondo oppure no. Togliendo poi i feed di servizio, come quello di ArXiv o gli alert per gli annunci di lavoro (come sapete il vostro delfino drogato adesso è Dottore & disoccupato), direi che riesco a leggere realmente, da cima a fondo, circa 5-6 post al giorno. A parte, poi, i quotidiani. Ma quelli, nella maggior parte dei casi, sono veramente una perdita di tempo.

Col tempo ho scoperto che scartare i post meno interessanti, anziché metterli da parte per dopo, è l'unico modo per non annegare in questo mare di commenti, motteggi, recensioni argute, introspezioni ardite -- e via dicendo -- che ogni giorno l'angolino di rete che mi interessa produce. Di continuo. A ritmo ossessivo. In alcuni casi, alas, devo arrendermi. Per fare un esempio, per parecchio tempo seguivo l'ottimo 3Quarksdaily, il quale produce circa una quindicina di post al giorno. Post impegnativi: quando non si tratta di link ad inchieste o ad editoriali, sono o poesie (che scarto a priori, ahimè il mio animo poetico è pressocché nullo) o saggi più o meno corposi (un esempio a caso).

Niente «impressioni di settembre» à la Luca Sofri o micro-commenti informati alla Mantellini, (anche se ammetto di seguire il buon Carletto Darwin, il quale pubblica parecchio in questo modo). Tale stile di scrivere secondo me fa lo stesso effetto di un caffé dei distributori automatici: una momento di chiarezza, di maggior consapevolezza del mondo circostante e dell'universo, della durata -- direi -- di un minuto e poco più, e poi la sonnolenza riprende il sopravvento.

Comunque torniamo ad esso: il dimenticare. Sembra buffo, ma secondo me è la cosa più importante per far funzionare Google Reader. Più in generale, mi sembra che togliere le cose inutili dal proprio radar sia tremendamente efficace nel rendermi più produttivo. Questa cosa non l'ho notata certo io per la prima volta, ma è interessante che funzioni anche per le letture mattutine. In fondo è un po' un paradosso: Google Reader e altri recommender system si basano sull'idea che se ti piace leggere quello che scrive il blogger Pippo, allora probabilmente ti piacerebbe leggere anche quello che scrive la blogstar Pluto, che spesso tratta argomenti simili.

Giusto, ma sbagliato. È questo il problema: più informazioni mi vengono offerte, meno riesco a godermele. Una volta raggiunto il mio personalissimo limite cognitivo, andare oltre è solamente deleterio. Non basta semplicemente filtrare, perché in ogni aggregatore avrà più chances di trovare qualcosa di interessante se maggiore sarà il numero di blog che aggrega. Invece l'importante è trovare il volume giusto di informazioni che si è in grado di digerire ogni giorno e poi limitarsi a quello. Si può proporre qualcosa di nuovo, ma solo rinunciando ad una sottoscrizione esistente.

Comunque, in tutto questo sproloquio, in cui forse qualcuno intravederà un qualche barlume di autorità (pulitevi le lenti), l'unica cosa interessante, mio caro lettore, è che mi sono reso conto che la sezione «procrastinare» di O te levi O t'elevi era paurosamente datata. L'ho aggiornata, ed ora rispecchia fedelmente quello che leggo questi giorni. A voi, fatene buon uso.

19 febbraio 2012

Rubidium




Lo so, diamine: è Domenica, non Sabato. Portate pazienza.