23 ottobre 2007

Chi l'ha visto?

Ebbene rieccomi qui a Lugano, dopo un weekend di quelli che sarà difficile dimenticare.
--- Ma come, e Rio? --- Sento già qualcuno dire. Beh, non ci sono mai arrivato, ecco tutto. Ho scoperto che la segretaria dell'Accademia, vivadio, non mi aveva prenotato il volo. Mi aveva lasciato un pezzo di carta privo di valore nella casella postale, il mio nome sottolineato, come per dire «eccolo, tutto fatto, parti tranquillo», e invece, quella brava gente di ebookers.com le aveva mandato un'email dicendo che la prenotazione non era stata fatta. Solo che questo dettaglio l'ho scoperto a Parigi, di sabato sera, mentre giocavano la finale dei mondiali di Rugby -- vi lascio immaginare quanto potesse essere facile trovare una camera libera quella sera.

Eppure eccomi qui, ancora vivo, dopo aver passato un weekend a Parigi; non proprio come uno lo direbbe al rientro da un viaggio tutto compreso, di quelli che vedi nelle vetrine delle agenzie di viaggio. Ma almeno ho respirato un po' d'aria cittadina; ho mangiato un croissant au beurre; ho dormito prima in un postaccio fuori Parigi, poi in un altro postaccio dentro Parigi; ho ammirato quanta gente usi le biciclette Vélib'; ho girovagato, con il mio bel trolley e la sacca timbuk2, in una città invasa da frotte di sudditi della Regina (cosa avrebbe detto la pulzella d'Orlean, mon dieu!); e poi ho aspettato, fatto file, fatto sballottare qua e la da metropolitane, treni, aerei, tassì... ci mancavano il calesse ed il risciò ed avevamo fatto tombola.

Quindi sì adesso mi potete chiedere che si dice ultimamente a Parigi. Ed io vi potrò rispondere. Uau.

19 ottobre 2007

L'economist su Veltroni

For the formidable task of pulling together Italy's heterogeneous centre-left, Walter Veltroni is an excellent choice. But what his country really needs in its next prime minister is somebody bold enough to open its fusty economy to greater competition. Little in Mr Veltroni's record suggests that he is the man for that job.
qui.

Come per la riforma moratti

"(...) E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà stata discussa e approvata dalle Camere".
Mi rimane oscuro perché in Italia per sapere cosa fa una legge bisogna sempre aspettare un fantomatico regolamento. È chiedere troppo sapere cosa fa una legge all'atto del voto?

La frase lì sopra è stata detta dal promotore della legge sulla riforma dell'editoria, che -- si teme -- potrebbe anche contemplate i blog. Con obbligo di iscrizione al registro di non so che cavolo (sì, capirai...). E si nun lo sa manco lui....

18 ottobre 2007

Che lo sballottaggio abbia inizio

Questa settimana è stata un massacro. Il fine settimana l'ho letteralmente passato a lavorare, all'università, al prospetto di ricerca, il documento che spiega cosa voglio fare nei prossimi due anni di dottorato. Rispettando una deadline a cui credevo solo io; così, per masochismo. Poco male, lo stesso giorno, dopo averlo consegnato al mio advisor, scopro che ad un simposio della AAAI accettano extended abstract proprio sul mio argomento di tesi.

«Che fai, ti butti o non ti butti? -- ho pensato -- Hai un prospetto appena fatto, due modifiche et voilà, eccoti un'abstract pronto».

Morale della favola, ho scoperto a mie spese che un prospetto in cui spieghi cosa *vuoi fare* nella tua ricerca, difficilmente può essere "esteso" in qualcosa che non è, cioè un abstract di un lavoro *fatto*. I miei capi hanno scelto di farmici sbattere la testa contro. 1-0 per loro insomma. Poi il walzer di email tra me e Rachid per fare la presentazione per ISDA07, un altro parto che non ti dico. Il volo fino a Rio (già, si parte), in confronto, sarà una passeggiata...

15 ottobre 2007

Democrazia 2.0

Bella la buzzword vero? Spero che mi diano un sacco di soldi quando verrà usata da tutti i migliori politologi. News dall'altro emisfero, via Shane (quello che vuole lavorare per questi qua): Senator On-Line. Un partito privo di ideologia, principi ed altre cazzate. Ogni volta che c'è da votare per qualche legge al parlamento, gli iscritti al partito/sito (o meglio, al parsito! Oggi sono proprio in forma!) voteranno la loro preferenza, a maggioranza secca. L'opzione di voto scelta dagli iscritti sarà quella che i senatori di Senator On-Line voteranno in parlamento.

Roba forte vé?

14 ottobre 2007

Per un attimo

Per un attimo ho pensato: "oggi prendo il TILO, carico la bicicletta, arrivo a Milano, mi faccio un giro e vado a votare alle primarie. Scheda bianca; o magari annullo il voto".

Ma poi quell'attimo è passato.

Però un giro a Milano, uno di questi giorni, me lo farei.

10 ottobre 2007

In Rainbows

Scaricato; pagato 3£.

Forse, almeno nell'Olimpo, le cose stanno cambiando; pure i NIN adesso sono senza contratto discografico.
Hello everyone. I've waited a LONG time to be able to make the following announcement: as of right now Nine Inch Nails is a totally free agent, free of any recording contract with any label. I have been under recording contracts for 18 years and have watched the business radically mutate from one thing to something inherently very different and it gives me great pleasure to be able to finally have a direct relationship with the audience as I see fit and appropriate.
Look for some announcements in the near future regarding 2008.
Exciting times, indeed.

8 ottobre 2007

Sì, come no

È piuttosto imbarazzante assistere alla retorica che accompagna l'ennesima notizia di un Italiano emigrato da una vita, che ottiene riconoscimenti scientifici. Di colpo viene (ri)scoperto. Così accade che la pagina di it.Wikipedia su Mario Capecchi, novello nobel per la medicina, sia stata creata (già, non aggiornata, *creata*) oggi stesso. Questo mi sembra un buon indicatore di quanto se lo cagassero fino ad oggi in Italia, sto tipo. Repubblica.it titola definendolo italo-americano, ma poche righe più tardi passa a definirlo Italiano di Verona, ma residente negli Stati Uniti (sul CV di Capecchi, c'è scritto: Citizenship: US). Il tizio c'è andato a 7 anni: mi immagino quanto lo si possa definire Italiano.

7 ottobre 2007

Tesi 25

La separazione è l'alfa e l'omega dello spettacolo. L'istituzionalizzazione della divisione sociale del lavoro, la formazione delle classi avevano innalzato una prima contemplazione sacra, l'ordine mitico in cui ogni potere si avviluppa dalla sua origine. Il sacro ha giustificato l'ordinamento cosmico e ontologico che corrispondeva agli interessi dei grandi, ha spiegato e abbellito ciò che la società non poteva fare. Ogni potere separato è stato dunque spettacolare, ma l'adesione di tutti a una tale immagine immobile non significava altro che il riconoscimento comune di un prolungamento immaginario alla povertà dell'attività sociale reale, ancora largamente risentita come una condizione unitaria. Lo spettacolo moderno esprime al contrario ciò che la società può fare, ma in questa espressione il permesso si oppone assolutamente al possibile. Lo spettacolo è la conservazione dell'incoscienza nel cambiamento pratico delle condizioni di esistenza. Esso è il proprio prodotto, ed è esso stesso che ha posto le sue regole: è insomma uno pseudo-sacro. Esso mostra ciò che è: la potenza separata sviluppantesi in se stessa, nell'aumento della produttività realizzato per mezzo del raffinamento incessante della divisione del lavoro fino all'ultima parcellizzazione dei gesti dominati allora dal movimento indipendente delle macchine; e che lavora per un mercato sempre più esteso. Ogni comunità e ogni senso critico si sono dissolti nel corso di questo movimento, nel quale le forze che hanno potuto crescere separandosi non si sono ancora ritrovate.

6 ottobre 2007

mount /dev/dna1 /mnt/cell -o rw

Craig J. Venter annuncia la creazione di una cellula con DNA artificiale.
"a very important philosophical step in the history of our species. We are going from reading our genetic code to the ability to write it. [...]"

5 ottobre 2007

Tesi 24

Lo spettacolo è il discorso ininterrotto che l'ordine presente tiene su se stesso, il suo monologo elogiativo. È l'autoritratto del potere all'epoca della gestione totalitaria delle condizioni di esistenza. L'apparenza feticista di pura oggettività nelle relazioni spettacolari nasconde il loro carattere di relazioni fra uomini e classi: una seconda natura sembra dominare il nostro ambiente con le sue leggi fatali. Ma lo spettacolo non è il prodotto necessario dello sviluppo tecnico visto come sviluppo naturale. La società dello spettacolo è al contrario la forma che sceglie il proprio contenuto tecnico. Se lo spettacolo, considerato sotto l'aspetto ristretto dei «mezzi di comunicazione di massa», che sono la sua manifestazione superficiale più opprimente, può sembrare invadere la società come una semplice strumentazione, questa in effetti non è nulla di neutro, ma la strumentazione stessa che conviene al suo automovimento totale. Se i bisogni sociali dell'epoca in cui si sviluppano delle simili tecniche non possono trovare soddisfazione che tramite la loro mediazione, se l'amministrazione di questa società e ogni contatto fra gli uomini non possono più esercitarsi che per l'intermediario di questa potenza di comunicazione istantanea, è perché questa «comunicazione» è essenzialmente unilaterale; di modo che la sua concentrazione non fa che accumulare nelle mani dell'amministrazione del sistema esistente i mezzi che le permettono di continuare questa amministrazione determinata. La scissione generalizzata dello spettacolo è inseparabile dallo Stato moderno, vale a dire dalla forma generale della scissione nella società, prodotto della divisione del lavoro sociale e organo del dominio di classe.

3 ottobre 2007

Speriamo bene

Dei grandi registi che ho aspettato da tempo, Il film di Terrence Mallick ancora non l'ho visto. Quello di Aronfski a detta di tutti è una cazza. Adesso vedo che su IMDB appare questo. Speriamo bene.
Il tutto partendo da questa bella recensione.

Tesi 14

Rieccoci. Le altri due tesi, qui.

La società che riposa sull'industria moderna non è fortuitamente o superficialmente spettacolare, è fondamentalmente spettacolista. Nello spettacolo, immagine dell'economia imperante, il fine non è niente, lo sviluppo è tutto. Lo spettacolo non vuole riuscire a nient'altro che a se stesso.