Piove sopra Zurigo, le nuvole avvolgono l'Uetliberg e coprono la città, formano il soffitto di un gigantesco salotto, comodo e calmo -- un po' umido magari -- ed io me ne sto davanti al computer a scrivere. Rigorosamente in contro-tempo rispetto al costume di scrivere dell'anno che si chiude a cavallo della notte di S. Silvestro, ora mi sembra il momento giusto per tirare le somme degli ultimi dodici mesi di vita.
Non è stato un periodo facile. Più o meno un anno fa passeggiavo lungo la Limmat, la mattina di un giorno lavorativo, e guardavo le vetrine dei negozi ancora chiuse. Avevo appena lasciato la posizione da ricercatore part-time al Politecnico. La scommessa era quella di dedicarmi a tempo pieno a finire la tesi di dottorato. Avevo rischiato l'esaurimento qualche tempo prima, quando mi ero reso conto che due mesi di lavoro ininterrotto non avevano portato a nulla, che ero ancora lontano addirittura dal poter iniziare a scrivere la tesi, e che c'era ancora una montagna di lavoro da fare.
Di racconti accademici dell'orrore ne ho sentiti parecchi, molti decisamente più estremi del mio che, in fondo, è stato semplicemente il frutto di un calcolo sbagliato da parte mia: iniziare a fare ricerca su argomenti nuovi senza aver finito prima il dottorato. Ho imparato molto dai quattro mesi passati al Politecnico Federale di Zurigo -- in particolar modo ho visto com'è la vita in un gruppo medio-grande, in un'università prestigiosa, e con obiettivi molto ambiziosi -- e quindi sono grato al mio ex-capo di avermi dato questa possibilità.
I mesi successivi alla mia scelta sono stati un periodaccio, c'è voluta molta disciplina per non dare un calcio in culo a tutto e mettersi a cercare un lavoro da sviluppatore software, ma alla fine la scommessa l'ho vinta. Ho “difeso” (ahh, il linguaggio accademico!) con successo la tesi di dottorato lo scorso Dicembre di fronte ad un gruppo di professori dell'Università della Svizzera Italiana e a due ospiti esterni. Chi ha visto la presentazione ha detto che ero estremamente calmo.
Curiosamente, quest'anno è stato anche uno dei periodi più produttivi della mia carriera accademica. La fellowship estiva presso la Wikimedia Foundation a San Francisco, poi la partecipazione a SocInfo 2011 a Singapore. Adesso mi trovo con un paio di lavori ancora da pubblicare, tante idee in testa su possibili sviluppi della tesi, e la voglia d'aprire un nuovo capitolo della mia vita.
La vita, già. Non posso dire certo d'essermela spassata, qua a Zurigo, ma ahimè nemmeno d'aver fatto qualche sforzo per integrarmi. La mia testa è perennemente altrove e cerco di giustificare questa mia manchevolezza pensando che è probabilmente necessario spostarsi un'altra volta ed iniziare un nuovo capitolo di vita. Ci sono un paio di progetti in ballo, ma non sono questi il luogo e l'ora adatti a parlarne.
Questo blog ha compiuto 6 anni lo scorso Dicembre; celebrazioni non ve ne sono state e non ve ne saranno. Spesso mi trovo a pensare che dovrei bloggare di più, ma è un pensiero vano, visto che ormai sono abituato ai lunghi periodi d'inattività, e penso che vada bene così. Se l'attività del blogging si limitasse alla sola condivisione di foto di gattini, saggi di geopolitica, ed invettive pro o contro il governo, allora potrei chiudere questo blog immediatamente: Facebook svolge già questo lavoro in maniera egregia. Ma questo non è affatto vero. Quindi il diario rimane aperto. Assonnato come sempre, ma aperto.
«You write "Born to Kill" on your helmet and you wear a peace button. What's that supposed to be, some kind of sick joke?»
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30 gennaio 2012
2 settembre 2011
Non era una teoria del complotto
Qualche tempo fa Mario Borghezio fu bruscamente allontanato dall'hotel di St. Moritz dove si stava tenendo la conferenza Bilderberg. Il suo commento fu che si trattò di «una reazione violentissima» — li adoro quando cacciano la vocina da perseguitati. Nella stessa occasione, sul Guardian, Charlie Skelton riportò un altro caso di un politico, un deputato Svizzero, che si presentò alla conferenza non invitato:
Mi ero imbattuto la prima volta nel Bilderberg per via di un gustosissimo non sequitur di Marcello Foa, alle prese, poverino, con lo scandalo Ruby. Inizialmente, devo ammettere, più che la fallacia del suo ragionamento — cosa c'entra che l'Economist non denunci il Bilderberg quando la faccenda verte su Berlusconi e le sue responsabilità? — mi era saltata all'occhio la stravaganza della tesi, il tirare fuori dal cappello un complotto pluto-giudo-massonico per screditare il giornale che sta parlando male del tuo capo. Pluto-massonico, esatto. Perché la cosa interessante del Bilderberg è che per parecchio tempo se ne dubitava persino l'esistenza. Come scrisse sempre Charlie Skelton, che è l'esperto del Guardian in materia, nell'articolo sul temerario deputato Svizzero:
Ma sul serio avrei commesso lo stesso errore di molti? Forse sì, forse no. È vero, in fondo tutte le teorie del complotto hanno un nucleo di verità. Ma le più perniciose, quelle che sono veramente crackpot (ingl. stupide, lunatiche), mostrano un grado di coerenza interna tale da rendere vano qualsiasi sforzo di convincere i loro sostenitori che si tratta solo di fandonie. È lì che, di solito, si accende la lampadina, che scatta l'allarme. Teorie del genere non ammettono nemmeno la possibilità di congegnare un test il quale, in caso di fallimento, ne sancisca irrevocabilmente la falsità. In questo caso sarebbe bastato recarsi a St Moritz nella settimana giusta. E così è stato.
"I am a member of the Swiss parliament," said the member of the Swiss parliament, "and I would like to go inside." Was it a trick of the light, or did the brave shoe of the Swiss MP lift an inch, perhaps two, from the tarmac? Was this it? Was Bilderberg to be stormed before our very eyes…?Ma pare che la cosa finì in modo civile. Il deputato girò sui tacchi, e la cosa finì su tutti i giornali — probabilmente proprio quello che il nostro voleva ottenere. Lì per lì mi chiesi perché Borghezio, invece, fosse stato preso a male parole. Forse il pollo voleva veramente entrare e prendere parte alla riunione, chi lo sa.
"I'm sorry", said the head of security. "But no."
Mi ero imbattuto la prima volta nel Bilderberg per via di un gustosissimo non sequitur di Marcello Foa, alle prese, poverino, con lo scandalo Ruby. Inizialmente, devo ammettere, più che la fallacia del suo ragionamento — cosa c'entra che l'Economist non denunci il Bilderberg quando la faccenda verte su Berlusconi e le sue responsabilità? — mi era saltata all'occhio la stravaganza della tesi, il tirare fuori dal cappello un complotto pluto-giudo-massonico per screditare il giornale che sta parlando male del tuo capo. Pluto-massonico, esatto. Perché la cosa interessante del Bilderberg è che per parecchio tempo se ne dubitava persino l'esistenza. Come scrisse sempre Charlie Skelton, che è l'esperto del Guardian in materia, nell'articolo sul temerario deputato Svizzero:
There was a time, not so many years ago, when it was a sign of full-blown crackpottedness even to suggest that such a thing as "Bilderberg" existed. To insist that it was an important international summit, not the figment of a lizard's imagination, was lunacy. It was a meeting, scoffed the scoffers, held by the Loch Ness Monster in Narnia's most luxurious conference centre.Io sono decisamente allergico alle teorie del complotto. Il mio grado di sopportazione è talmente basso che persino le forme più blande di complottismo mi mandano in bestia; per esempio, lo slogan «informare x resistere»: ma si può, di grazia, sapere a chi o a cosa bisogna resistere? Insomma, qualche anno fa avrei probabilmente tacciato la storia del Bilderberg di stupidità. E oggi ci avrei fatto la figura del fesso.
Ma sul serio avrei commesso lo stesso errore di molti? Forse sì, forse no. È vero, in fondo tutte le teorie del complotto hanno un nucleo di verità. Ma le più perniciose, quelle che sono veramente crackpot (ingl. stupide, lunatiche), mostrano un grado di coerenza interna tale da rendere vano qualsiasi sforzo di convincere i loro sostenitori che si tratta solo di fandonie. È lì che, di solito, si accende la lampadina, che scatta l'allarme. Teorie del genere non ammettono nemmeno la possibilità di congegnare un test il quale, in caso di fallimento, ne sancisca irrevocabilmente la falsità. In questo caso sarebbe bastato recarsi a St Moritz nella settimana giusta. E così è stato.
26 gennaio 2011
Brockimania
Sabato scorso siamo usciti nel primo pomeriggio, alla ricerca di un'attaccapanni. Il piano era questo: trovare un'attaccapanni per l'ingresso. O così credevamo, perlomeno. A sera siamo tornati a casa con una piantana, un contenitore per il caffé, un paio di saliere, un libro di Friedrich Glauser, due fermalibri e due cornici di metallo. Niente attaccapanni, non importa. La caccia è andata bene e, per celebrare, per cena ci siamo cucinati pollo arrosto con patate.
Ma andiamo con ordine. Ho sempre pensato che la fascinazione degli zurighesi per le cose di seconda mano fosse una mia impressione. Una distorsione cognitiva dovuta ai miei gusti in fatto di ragazze, tutt'al più. E invece eccomi qua nel tempio del vintage. La Zürcher brockenhaus è la più grande dei brocki che io e il mio coinquilino Simon abbiamo visitato. Un intero edificio, posto vicino alla stazione, sul lato di Limmatstraße e del Museum für Gestaltung, per intenderci. Da fuori sembra uno squat, ma all'interno è spazioso e luminoso. Alla cassa si può pagare col bancomat, e ciascun piano è dedicato ad un'area della casa. Un bar e una libreria ben fornita all'ultimo piano permettono di rilassarsi e leggiucchiare qualche vecchio classico francese o sfogliare dei libri di fotografie—paesaggi—degli anni '80.
Che sia capitato in un'Ikea per hipster? Dopo la Zürcher brockenhaus, ci siamo diretti verso Hardstraße, che è la zona industriale e cuore del divertimento notturno Zurighese, con discoteche grandi e piccole. Hardstraße. La rampa della soprelevata che, ora che ci penso, mi fa pensare a quella della tangeziale di Roma, contribuisce all'aspetto urbano. Gli hipster che camminano alla sua ombra fanno pendant con essa. Ci avventuriamo in due brocki situati da quelle parti, uno persino con il DJ per allietare gli avventori.
Solo a fine pomeriggio (le 4!), dalle parti Haltstetten, piena periferia, troviamo un brocki che corrisponde di più alla mia idea un di robivecchi. È l'ultimo della giornata. In un parcheggio sul retro, l'ingresso di un garage, luci fioche, e una signora cinquantenne, che avvolge nella carta del giornale le mie due nuove preziose saliere. Niente DJ, niente bancomat. Incredibile! Il fascino di Zurigo è un po' tutto qua. Esplorare, andare alla ricerca di un bar, o di una libreria, o di un attaccapanni. Mi mancava la vita in città.
Rieccola qui, finalmente.
Ma andiamo con ordine. Ho sempre pensato che la fascinazione degli zurighesi per le cose di seconda mano fosse una mia impressione. Una distorsione cognitiva dovuta ai miei gusti in fatto di ragazze, tutt'al più. E invece eccomi qua nel tempio del vintage. La Zürcher brockenhaus è la più grande dei brocki che io e il mio coinquilino Simon abbiamo visitato. Un intero edificio, posto vicino alla stazione, sul lato di Limmatstraße e del Museum für Gestaltung, per intenderci. Da fuori sembra uno squat, ma all'interno è spazioso e luminoso. Alla cassa si può pagare col bancomat, e ciascun piano è dedicato ad un'area della casa. Un bar e una libreria ben fornita all'ultimo piano permettono di rilassarsi e leggiucchiare qualche vecchio classico francese o sfogliare dei libri di fotografie—paesaggi—degli anni '80.
Che sia capitato in un'Ikea per hipster? Dopo la Zürcher brockenhaus, ci siamo diretti verso Hardstraße, che è la zona industriale e cuore del divertimento notturno Zurighese, con discoteche grandi e piccole. Hardstraße. La rampa della soprelevata che, ora che ci penso, mi fa pensare a quella della tangeziale di Roma, contribuisce all'aspetto urbano. Gli hipster che camminano alla sua ombra fanno pendant con essa. Ci avventuriamo in due brocki situati da quelle parti, uno persino con il DJ per allietare gli avventori.
Solo a fine pomeriggio (le 4!), dalle parti Haltstetten, piena periferia, troviamo un brocki che corrisponde di più alla mia idea un di robivecchi. È l'ultimo della giornata. In un parcheggio sul retro, l'ingresso di un garage, luci fioche, e una signora cinquantenne, che avvolge nella carta del giornale le mie due nuove preziose saliere. Niente DJ, niente bancomat. Incredibile! Il fascino di Zurigo è un po' tutto qua. Esplorare, andare alla ricerca di un bar, o di una libreria, o di un attaccapanni. Mi mancava la vita in città.
Rieccola qui, finalmente.
21 marzo 2010
Già, Zurigo non è molto differente da Lugano.
Questi tre mesi a Zurigo stanno volgendo al termine.
In realtà Zurigo non è tanto differente da Lugano. È vero: ci sono un sacco di locali; è vero, ci sono concerti, ristoranti, negozi e vita notturna. Ma come Lugano, forse come ogni altra città Svizzera che si affaccia su un lago, Zurigo trasmette, la domenica mattina, Quai General Guisan, un senso distinto di calma e pace: l'essere in un piccolo angolo protetto nel centro del tumultuoso mondo; arrivando finanche al senso di noia che ti attanaglia quando incroci queste coppie di signori ben vestiti, curati, splendidamente invecchiati nella loro indefinibile mezz'età.
Allora mi immedesimo nei panni dell'uomo a spasso con la sua consorte a braccetto, e non posso fare a meno di immaginare che questo signore sia un chirurgo affermato, ora benestante, ma che in passato sia stato in Africa con Médecin sans Frontières (si direbbe?) e nei sanguinari teatri di guerra asiatici. Ora passa la sua mezz'età dorata nella calma a comoda Zurigo, ma la sua vita è stata vissuta e spesa in maniera “eroica” (ma è un aggettivo ad uso degli altri, a lui non piace pensare alla sua gioventù in quel modo).
Questo mia fantasia è l'antidoto alla noia di un'esistenza – laurea, impiego in banca, il Venerdì sera teatro, il Giovedì circolo del bridge – che molto più probabilmente è stata quella di questo mio signore che incrocio la domenica mattina, mentre passeggio lungo il lago di Zurigo.
In realtà Zurigo non è tanto differente da Lugano. È vero: ci sono un sacco di locali; è vero, ci sono concerti, ristoranti, negozi e vita notturna. Ma come Lugano, forse come ogni altra città Svizzera che si affaccia su un lago, Zurigo trasmette, la domenica mattina, Quai General Guisan, un senso distinto di calma e pace: l'essere in un piccolo angolo protetto nel centro del tumultuoso mondo; arrivando finanche al senso di noia che ti attanaglia quando incroci queste coppie di signori ben vestiti, curati, splendidamente invecchiati nella loro indefinibile mezz'età.
Allora mi immedesimo nei panni dell'uomo a spasso con la sua consorte a braccetto, e non posso fare a meno di immaginare che questo signore sia un chirurgo affermato, ora benestante, ma che in passato sia stato in Africa con Médecin sans Frontières (si direbbe?) e nei sanguinari teatri di guerra asiatici. Ora passa la sua mezz'età dorata nella calma a comoda Zurigo, ma la sua vita è stata vissuta e spesa in maniera “eroica” (ma è un aggettivo ad uso degli altri, a lui non piace pensare alla sua gioventù in quel modo).
Questo mia fantasia è l'antidoto alla noia di un'esistenza – laurea, impiego in banca, il Venerdì sera teatro, il Giovedì circolo del bridge – che molto più probabilmente è stata quella di questo mio signore che incrocio la domenica mattina, mentre passeggio lungo il lago di Zurigo.
16 febbraio 2010
Proprio ovunque
«In molte regioni del Sahara sono operative bande armate e terroristi islamici che vivono di contrabbando e di sequestri. Sono perfettamente organizzati, operano anche al di là dei confini nazionali e hanno contatti con gruppi criminali locali. II rischio di sequestro nelle seguenti zone è molto elevato: nelle estese regioni di frontiera con il Niger, l'Algeria e la Tunisia come anche le zone sud-orientali confinanti con l'Egitto (compreso il Gabal Uwainat).»
fonte: admin.ch
«L'ingresso in Libia dal confine con il Niger è fortemente sconsigliato. Le strade che collegano i due Paesi sono prevalentemente percorse da immigrati provenienti dall'Africa subsahariana.»
fonte: viaggiaresicuri.it (grassetto mio)
19 gennaio 2010
To blog or not to blog?
Da alcuni giorni mi trovo in un residence a Zurigo, Hottigen per la precisione. Come ci sono arrivato non è importante. Piuttosto, volevo parlare di questo grande problema che attanaglia la Blogosfera. Malvino ne parla ogni tre per due, c'è la moria dei blogger, stanno tutti su Facebook a imbellettarselo e lucidarselo (il profilo). Forma Mentis dice che ultimamente scrive male, non gli tira più, tutto colpa della crisi, che non è solo economica, ma anche di idee. Insomma, mala tempora nel digitale. Si rimane fedeli al mezzo, o si cambia al primo vento che soffia da ovest?
Io, ad esempio, ho preso a postare parecchio su Facebook. Link ai giornali, video, altri blog. E' più immediato, e certe volte posso seguire come i miei link vengano ripresi dalle mie conoscenze. E' vero, c'è una certa tendenza a non andare oltre la chiacchiera da bar, "l'è tutto un magna magna" e cose del genere, ma tutto sommato il mezzo si presta bene.
Il silenzio su questo blog è dovuto proprio a questo: scorrendo gli ultimi post, la maggior parte eran tutti centrati attorno a un link di Repubblica, un video. Un volta spuntata una migliore alternativa ecco la funzione esautorata. Trovare una nuova funzione, è questo il dilemma.
Io, ad esempio, ho preso a postare parecchio su Facebook. Link ai giornali, video, altri blog. E' più immediato, e certe volte posso seguire come i miei link vengano ripresi dalle mie conoscenze. E' vero, c'è una certa tendenza a non andare oltre la chiacchiera da bar, "l'è tutto un magna magna" e cose del genere, ma tutto sommato il mezzo si presta bene.
Il silenzio su questo blog è dovuto proprio a questo: scorrendo gli ultimi post, la maggior parte eran tutti centrati attorno a un link di Repubblica, un video. Un volta spuntata una migliore alternativa ecco la funzione esautorata. Trovare una nuova funzione, è questo il dilemma.
28 ottobre 2008
La mia banca non è diversa
Ma almeno ho uno comodo schemino per sapere come riuscirà a sfangarla. Andatejelo a chiedere, lo schemino, a quello lì. Al massimo vi fa l'attacco del Milan con Beckham.
26 maggio 2008
Se un weekend di primavera un viaggiatore
Incredibile. Il soleggiato Ticino è sotto le nubi da una settimana e più mentre il resto della Svizzera a nord delle Alpi è in piena primavera. Vista la situazione ho preso lo zaino e sono andato a Ginevra a far visita al nostro nuovo expat. Beccatevi un po' di foto!

Il nostro novello meteorologo che cerca di dare un'idea del suo nuovo stile di vita (il calice doveva essere pieno ma nella casa corporativa mancavano i liquori)

Il salotto della casa corporativa. Ovviamente Ikea imperante.

Il vostro delfino preferito piccolo piccolo sotto le possenti colonne della cattedrale di Calvino (quello teologo)

Ancora nella cattedrale di Calvino. Il meteorologo si fa prendere dalle linee verticali e si immagina il creatore

Ginevra è la classica città Svizzera. Cioè molto graziosa

Anche questa è Svizzera … ovviamente i palloncini provenivano dalla giostrina di cui sopra.

I padri della chiesa riformata sembrano i padri dell'impero di Warhammer 40000. Non potevamo non farci le foto ricordo.

Vedi sopra!

Un tram chiamato desiderio. (Questo nome suona bene)

Il nostro novello meteorologo che cerca di dare un'idea del suo nuovo stile di vita (il calice doveva essere pieno ma nella casa corporativa mancavano i liquori)

Il salotto della casa corporativa. Ovviamente Ikea imperante.

Il vostro delfino preferito piccolo piccolo sotto le possenti colonne della cattedrale di Calvino (quello teologo)

Ancora nella cattedrale di Calvino. Il meteorologo si fa prendere dalle linee verticali e si immagina il creatore

Ginevra è la classica città Svizzera. Cioè molto graziosa

Anche questa è Svizzera … ovviamente i palloncini provenivano dalla giostrina di cui sopra.

I padri della chiesa riformata sembrano i padri dell'impero di Warhammer 40000. Non potevamo non farci le foto ricordo.

Vedi sopra!

Un tram chiamato desiderio. (Questo nome suona bene)
15 aprile 2008
Raccolta differenziata

7 marzo 2008
Mio cugino
Per la serie “Leghe a confronto”:
Curioso, eh?
* quelli di “Salviamo i nostri rustici”, proprio loro.
Curioso, eh?
* quelli di “Salviamo i nostri rustici”, proprio loro.
11 gennaio 2008
Che monnezza
«Si tratta di una notizia totalmente infondata. L'emergenza rifiuti viene affrontata in queste ore grazie alla collaborazione delle Regioni e in territorio interamente italiano», hanno però precisato fonti di palazzo Chigi {…}
L'importazione infatti risulterebbe lucrativa: ad esempio nell'impianto di incenerimento di Bazenheid (canton San Gallo), lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti domestici costa 250 franchi; le 110'000 tonnellate di Napoli frutterebbero 27 milioni.LoL!
7 gennaio 2008
Tirare due somme, deh

Tornando ai primi di Gennaio del 2007, ricordo una grande presa ammale legata al ritorno in Svizzera, e l'abbandono di Roma.




–
1. Ero arrivato a Lugano per la prima volta in Ottobre, quando le montagne sono arrossate per via dell'autunno.
2. Ma non questo pub, sia chiaro! (questa nota è volutamente incomprensibile)
12 dicembre 2007
Da vero snob
(da leggersi tutto d'un fiato) Mentre in Italia infuria la polemica… …
…
(adagio) già, su cosa, poi? Voglio dire, quale polemica, di grazia?
…
…
(adagio) già, su cosa, poi? Voglio dire, quale polemica, di grazia?
…

Cmq!, mentre in Italia infuria la polemica, io mi seguo questo piccolo terremoto nella politica Svizzera (io lo definisco terremoto perché non conosco la politica Svizzera, ovviamente). Magari avrete sentito di questo Blocher (ma anche no), forse avrete sentito del manifesto con le pecore bianche che cacciano la pecora nera dal suolo rossocrociato; il qual si classifica da se, ovviamente (e due), fatto stà che questo Blocher, cui si deve il successone dell'UDC (che ha la C per dire che sono di centro, ma in realtà sono decisamente de destra), è stato trombato alla rielezione come ministro federale, il che, pare, sia avvenuto nella storia Svizzera (dico storia per dire Storia, non per dire: negli ultimi 4 anni) solo 3 volte.
Ma più di tutti i retroscena, che forse arriverò a capire verso la fine del dottorato, forsee, ci sta la soddisfazione di leggersi delle cazzo di analisi politiche come cristo comanda. Senza le velleità da grande intellettuale che fanno tanto kewl, senza la lezioncina che alla fine, se te la leggi bene, manco t'ha insegnato nulla di nuovo. Eppoi vabbè, ci sono certe frasi che sono buffe a leggersi per mancanza d'abitudine; un po' quando vedi un clown. Ché, lo vedi tutti i giorni uno col naso rosso? No! Per questo ti fa ridere.
Ma più di tutti i retroscena, che forse arriverò a capire verso la fine del dottorato, forsee, ci sta la soddisfazione di leggersi delle cazzo di analisi politiche come cristo comanda. Senza le velleità da grande intellettuale che fanno tanto kewl, senza la lezioncina che alla fine, se te la leggi bene, manco t'ha insegnato nulla di nuovo. Eppoi vabbè, ci sono certe frasi che sono buffe a leggersi per mancanza d'abitudine; un po' quando vedi un clown. Ché, lo vedi tutti i giorni uno col naso rosso? No! Per questo ti fa ridere.
I tre esperti sono invece concordi su un punto: l'estromissione di Blocher consentirà di ricentrare la politica del governo svizzero e di ridare vigore alla politica di concordanza. "Ciò darà una nuova qualità al discorso politico nel paese", pronostica Regula Stämpfli.E dopo questa, vado a mangiarmi un po' di quella ottima cioccolata fondente al mandarino. Peace.
23 settembre 2007
12 settembre 2007
Succede, succede
Oggi andando all'università ecco cosa ti trovo per strada:

La cosa ha scatenato reazioni varie. Il governo federale ribadisce che la libertà di espressione è sovrana, ho appena sentito alla radio. Ovvio, dopotutto tocca far notare a quelli dell'UDC quanto siano dementi.

La cosa ha scatenato reazioni varie. Il governo federale ribadisce che la libertà di espressione è sovrana, ho appena sentito alla radio. Ovvio, dopotutto tocca far notare a quelli dell'UDC quanto siano dementi.
27 maggio 2007
Cuisine
Appena tornato da Losanna, avidamente mi sono messo a spizzare le prime foto della ciemmona 2007. Il Balelec è stato fico, il Lac Léman - il lago su cui si affaccia Losanna - è gigantide come non mi immaginavo. Losanna stessa è una città deliziosa, anche se il tempo non ha permesso a me e Nicolas di girarla tanto. Eppoi, invecchiando, un Venerdì a 1000 come questo ha richiesto un'intero sabato di riposo.
Ho scoperto di aver inventato autonomamente un piatto Svizzero, la Raclette, senza saperlo: non che ci voglia tanto: se hai delle patate lesse e vuoi farle diventare qualcosa di unto grasso e delizioso cosa puoi aggiungerci di così strano? Ma l'originale in compenso ha il merito di usare un formaggio perfetto allo scopo! Questa settimana è stata all'insegna della cucina. Festa ebraica della Torah in cui abbiamo assaggiato un curioso modo di condire la pasta (un ingrediente su tutti: l'uvetta!), Raclette il sabato, cena vietnamita la domenica.. niente male 'sto melting pot!
Ho scoperto di aver inventato autonomamente un piatto Svizzero, la Raclette, senza saperlo: non che ci voglia tanto: se hai delle patate lesse e vuoi farle diventare qualcosa di unto grasso e delizioso cosa puoi aggiungerci di così strano? Ma l'originale in compenso ha il merito di usare un formaggio perfetto allo scopo! Questa settimana è stata all'insegna della cucina. Festa ebraica della Torah in cui abbiamo assaggiato un curioso modo di condire la pasta (un ingrediente su tutti: l'uvetta!), Raclette il sabato, cena vietnamita la domenica.. niente male 'sto melting pot!
22 maggio 2007
Je l'abbiamo fatta
Alla fine è avvenuto... ho smesso di scroccare il wifi del vicino. Forse adesso questo blog inizierà ad essere aggiornato con una cadenza degna di questo nome. Non malaccio questa Sunrise. Fondamentalmente dovrebbe essere l'equivalente di Wind, solo che Svizzera. Mi è arrivato un modem/router/voip station (si chiama voip station?) che ha funzionato out of the box, niente male come aggeggio. Fosse stato anche lui wireless, sarebbe stato il non plus ultra. Continuo a ponderare l'ipotesi di acquistare la fonera e diventare un membro attivo della comunità FON. Potrebbe essere interessante, visti gli ultimi sviluppi.
Infatti, per chi non lo sapesse ancora (leggasi, per chi non è nella mia lista di contatti MSN, del resto non pretendo di avere molti altri ammiratori. Pochi ma buoni!), mi hanno accettato il paper. La destinazione è questa. E TE DICO FERMATI! ;-)
Altro evento degno di nota, il weekend avventura. Fondamentalmente ci scriverò sopra un altro post, corredato di foto, tanto per provare che sì, quello che scriverò è documentabile, ci sono le prove, e no, non mi sto inventando un cazzo; per cui per ora niente spoiler.
Consiglio musicale della settimana: Manituana - A Soundtrack. Le prime tre spaccano. IS DE ITALIAN STYLE!
Infatti, per chi non lo sapesse ancora (leggasi, per chi non è nella mia lista di contatti MSN, del resto non pretendo di avere molti altri ammiratori. Pochi ma buoni!), mi hanno accettato il paper. La destinazione è questa. E TE DICO FERMATI! ;-)
Altro evento degno di nota, il weekend avventura. Fondamentalmente ci scriverò sopra un altro post, corredato di foto, tanto per provare che sì, quello che scriverò è documentabile, ci sono le prove, e no, non mi sto inventando un cazzo; per cui per ora niente spoiler.
Consiglio musicale della settimana: Manituana - A Soundtrack. Le prime tre spaccano. IS DE ITALIAN STYLE!
10 maggio 2007
I titolisti di Repubblica (.it)
Brevettate in America alcune tecniche e teorie
Sull'antica disciplina è rivolta in nome della tradizione
la disciplina è lo yoga.. fortuna che nell'articolo si parla anche d'altro, non solo "nel nome della tradizione". Avessero parlato di globalizzazione, li si sarebbe potuti scambiare per quelli del Manifesto?
Intanto la casa farmaceutica Svizzera di cui si parla, dovrebbe essere Novartis.
3 maggio 2007
Di prepotenza
Di prepotenza Zurigo si guadagna il primo posto nella mia personale lista di città preferite. A ripensarci, era tanto che quella lista non veniva aggiornata e non vi erano nuove candidate da esaminare per entrare in graduatoria. È vero, hanno contribuito tanti fattori al successo di ieri, prima la bella giornata - stupenda, per essere più obbiettivi - poi l'aver ammirato dal treno le ricche suburbs residenziali - per impiegati di banca!, come oggi mi faceva notare Aliaksei - per non parlare dell'aver girato fondamentalmente solo un piccolo quadrato di qualche chilometro di lato delimitato ai due vertici opposti dalla stazione e dalla Künsthaus e, dulcis in fundo, l'aver camminato nel bel mezzo di un tripudio di biciclette: ovunque, ragazze stupende in sandali e borsa a traccola sulle loro bici da corsa, sfrecciare avanti e indietro; una continua critical mass permanente; senza dover litigare con gli automobilisti perché secondo loro non hai il diritto di invadergli la strada e negargli il diritto di stare incolonnato appiccicato al culo della macchina successiva.
Sono passati 6 mesi di dottorato, ridendo e scherzando.La mia tana da orso è stata finalmente profanata dalla calata (anche se tecnicamente sarebbe una salita) dei miei genitori. Anche il reading group di neuroscienze sta giungendo alla fine, mentre nel frattempo sto soffocando appresso ai doveri di assistente e ad un primo corso dottorale sul software testing. E mi sembra di non essere in grado di pensare ai cavoli miei (scientificamente parlando, s'intende), e la nuova preoccupazione principale adesso sembra essere: trova una soluzione a questo problema. Che non involva il modificare il proprio ritmo circadiano, mi raccomando.
Sono passati 6 mesi di dottorato, ridendo e scherzando.La mia tana da orso è stata finalmente profanata dalla calata (anche se tecnicamente sarebbe una salita) dei miei genitori. Anche il reading group di neuroscienze sta giungendo alla fine, mentre nel frattempo sto soffocando appresso ai doveri di assistente e ad un primo corso dottorale sul software testing. E mi sembra di non essere in grado di pensare ai cavoli miei (scientificamente parlando, s'intende), e la nuova preoccupazione principale adesso sembra essere: trova una soluzione a questo problema. Che non involva il modificare il proprio ritmo circadiano, mi raccomando.
16 marzo 2007
Rachid
Ieri abbiamo salutato Rachid con una riedizione di Italia-Francia in un campo di calcetto dietro il campus. Il risultato finale è stato un diplomatico 7-7. Io dopo svariate goffaggini mi sono sbloccato nel finale segnando un gollonzo degno del pupone (di sinistro!). Per il resto, un match di pallone in cui più della metà dei giocatori sono dottorandi di informatica è sempre un evento insolito.
Dicevo, Rachid. Rachid è stato praticamente la prima persona qui a Informatica che ho conosciuto. I primi tempi qui a Lugano, cercavo casa e pernottavo in ostello. La mattina mi svegliavo e nella camerata tutti, chi più chi meno, già erano indaffarati con i lavaggi mattutini. Tutti tranne uno. Una volta mi ricordo di averlo visto dormire ancora mezzo vestito con il mac book buttato accanto al letto, come se fosse crollato dal sonno, le ultime forze per poggiare il computer a terra, appena in tempo. La sera, anche stando svegli fino a tardi, non lo si vedeva mai rincasare.
Quando poi una volta l'ho incrociato fuori dal vecchio edificio di informatica (adesso ci siamo trasferiti qui dentro), ci siamo riconosciuti senza che avessimo mai scambiato una parola in precedenza. E quando ha saputo che mi interessavo di sistemi multi-agente, mi fece: «dobbiamo collaborare allora!». Dal punto di vista della ricerca, Rachid è un mostro. In quattro mesi che sono qui, non l'ho visto fermarsi un attimo dal lavorare. E quando dico un attimo, intendo che per lui non ci sono week-end. Arriva verso le 4 del pomeriggio, e se ne va alle 4 del mattino, in media.
E, in tutto questo casino di lavoro matto, Rachid ha deciso che dovevamo fare un paper sugli algoritmi di formiche perché, beh, perché lui aveva questa idea, ed io avendo come advisor uno dei capoccia della materia, avevo tutto da guadagnarci; a posteriori, credo che lui pensasse che fossi un mezzo esperto di ant colony, a dire il vero. Io vengo da un mondo in cui il professore è quel personaggio sovrannaturale che ogni tanto sceglie uno dei suoi allievi promettenti per la pubblicazione. La pubblicazione è una sorta di ascesa, una cosa mistica. Sembra sia una cosa preclusa alle persone normali. E invece, la prima persona che conosco qui mi propone di fare un articolo.
Lavorare con Rachid è stato fico, anche se discontinuo. Mi dispiace che se ne vada, perché alla fine grazie a sto francese matto ho avuto la prima opportunità di fare veramente ricerca, lavorare a qualcosa di mio senza una supervisione di qualche vegliardo, che vuole solo un altro articolo da aggiungere alla sua lista di pubblicazioni e nulla più. Stare svegli fino alle due del mattino di Sabato sera a discutere, per cercare di capire come fare sto benedetto algoritmo. A Roma una cosa del genere sarebbe stata l'equivalente di una punizioni divina (in stile vecchio testamento, ovviamente), ma qui si vive con un altro ordine di idee. Magari per chi legge sembra incomprensibile. Se fossi qui in Ticino per sopravvivere lavorando in qualcuna di queste SA o Gmbh, a fare un lavoro come un altro, non direi una cosa del genere.
L'articolo non l'abbiamo ancora finito. Ora che scrivo la deadline
Ora che scrivo la deadline è stata spostata al 30 Marzo. We have no excuses!
Dicevo, Rachid. Rachid è stato praticamente la prima persona qui a Informatica che ho conosciuto. I primi tempi qui a Lugano, cercavo casa e pernottavo in ostello. La mattina mi svegliavo e nella camerata tutti, chi più chi meno, già erano indaffarati con i lavaggi mattutini. Tutti tranne uno. Una volta mi ricordo di averlo visto dormire ancora mezzo vestito con il mac book buttato accanto al letto, come se fosse crollato dal sonno, le ultime forze per poggiare il computer a terra, appena in tempo. La sera, anche stando svegli fino a tardi, non lo si vedeva mai rincasare.
Quando poi una volta l'ho incrociato fuori dal vecchio edificio di informatica (adesso ci siamo trasferiti qui dentro), ci siamo riconosciuti senza che avessimo mai scambiato una parola in precedenza. E quando ha saputo che mi interessavo di sistemi multi-agente, mi fece: «dobbiamo collaborare allora!». Dal punto di vista della ricerca, Rachid è un mostro. In quattro mesi che sono qui, non l'ho visto fermarsi un attimo dal lavorare. E quando dico un attimo, intendo che per lui non ci sono week-end. Arriva verso le 4 del pomeriggio, e se ne va alle 4 del mattino, in media.
E, in tutto questo casino di lavoro matto, Rachid ha deciso che dovevamo fare un paper sugli algoritmi di formiche perché, beh, perché lui aveva questa idea, ed io avendo come advisor uno dei capoccia della materia, avevo tutto da guadagnarci; a posteriori, credo che lui pensasse che fossi un mezzo esperto di ant colony, a dire il vero. Io vengo da un mondo in cui il professore è quel personaggio sovrannaturale che ogni tanto sceglie uno dei suoi allievi promettenti per la pubblicazione. La pubblicazione è una sorta di ascesa, una cosa mistica. Sembra sia una cosa preclusa alle persone normali. E invece, la prima persona che conosco qui mi propone di fare un articolo.
Lavorare con Rachid è stato fico, anche se discontinuo. Mi dispiace che se ne vada, perché alla fine grazie a sto francese matto ho avuto la prima opportunità di fare veramente ricerca, lavorare a qualcosa di mio senza una supervisione di qualche vegliardo, che vuole solo un altro articolo da aggiungere alla sua lista di pubblicazioni e nulla più. Stare svegli fino alle due del mattino di Sabato sera a discutere, per cercare di capire come fare sto benedetto algoritmo. A Roma una cosa del genere sarebbe stata l'equivalente di una punizioni divina (in stile vecchio testamento, ovviamente), ma qui si vive con un altro ordine di idee. Magari per chi legge sembra incomprensibile. Se fossi qui in Ticino per sopravvivere lavorando in qualcuna di queste SA o Gmbh, a fare un lavoro come un altro, non direi una cosa del genere.
L'articolo non l'abbiamo ancora finito. Ora che scrivo la deadline
Ora che scrivo la deadline è stata spostata al 30 Marzo. We have no excuses!
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