31 gennaio 2011

Piano con i paragoni

Fonte: Il Sole 24 Ore

L'Italia non è l'Egitto, le opposizioni non sono come i Fratelli Musulmani, … e Berlusconi non è come Mubarack, no ? !

30 gennaio 2011

Una nazione in attesa


A quanto pare non sono l'unico ad apprezzare la copertura da parte di Al Jazeera English della crisi egiziana. C'è un documentario del 2008 prodotto da AJE sull'Egitto di Mubarak che è molto interessante, intitolato “A Nation in Waiting” e spiega molto bene quanto siano clamorose alcune delle cose accadute oggi, come la nomina di Omar Suleiman a vice-presidente. La storiella che se crollasse Mubarak domani verrebbe proclamata la Repubblica Islamica d'Egitto, e ci troveremmo le ondate di clandestini sulle coste, può andare bene per i fan di Franco Frattini su Facebook, ma guardando il documentario risulta chiaro che la società egiziana richiedeva da tempo un cambio sostanziale del regime. Insomma, caldamente consigliato. Le altre parti sono qui: #2, #3 e #4.

29 gennaio 2011

La classe media s'incazza

Fonte: Twitpic

La classe media egiziana s'è incazzata, e non c'è alcuna avanguardia rivoluzionaria e fondamentalista alla guida delle proteste. Speriamo che non ne sorga nessuna, certo, ma quando leggi certi discorsi ti viene soprattutto da pensare che razza di concezione della Democrazia hanno le persone che ci governano («governare il suo paese con saggezza e lungimiranza»—brrr!).

Questa storia che le proteste in Egitto potrebbero portare ad una deriva fondamentalista non mi sembra un'argomento né convincente, né razionale. I Fratelli Musulmani non sono la fazione principale all'interno dell'opposizione; Al Qaeda non è mai stato un movimento di popolo; insomma: quanta gente lì in mezzo starebe a sentire uno come Al Zawahiri? Tra l'altro, qualcuno l'ha sentito ultimamente? È vero, l'Iran del 1979 è cominciato così e sappiamo com'è andato a finire. Ma se proprio dobbiamo tracciare un paragone con la Storia, ci sono anche il 1848 in Europa, o il 1989 nei paesi comunisti. Perché si pensa solo alla rivoluzione Iraniana?

Detto questo, cosa stanno facendo quelle persone nella foto sopra? Pregano?! Ma allora sono dei fondamentalisti! Un attimo. È vero, non sono lì tra quella gente, ma penso sia più ragionevole considerare queste preghiere collettive come una dimostrazione di unità e determinazione da parte dei dimostranti. Quelle persone voglion far vedere prima di tutto che sono cittadini normali, bravi musulmani che si fermano per osservare le preghiere giornaliere. Ma non sono gli unici, è questo il punto. Per esempio, poco fa su Al Jazeera English era intervistato un blogger egiziano in esilio, e diceva che un gruppo sociale molto attivo in queste proteste sono i tifosi di calcio. OK, pessimo esempio per noi italiani, ma ce lo vedete un Qaedista in mezzo ai tifosi dell'A.C. Cairo?

È vero, è abbastanza scioccante, per un occidentale, pensare che la religione possa venire usata come mezzo di rivendicazione d'istanze d'eguaglianza e libertà. Forse perché siamo abituati alla religione cattolica, che è da sempre a braccetto col potere costituito.

28 gennaio 2011

È necessario portare una rosa

Fonte: The Atlantic

The Atlantic ha ottenuto un manuale per i dimostranti di oggi in Egitto e l'ha fatto tradurre a tempo di record. Non sono mai andato in vacanza in Egitto. Spero di farlo il prima possibile, e spero di farlo visitando un paese libero.

Pure Sallustio fa lo gnorri

fonte: Profumo di donna
 
XIV. In cotanta e così corrotta città, difficile a Catilina non era l’attorniarsi in numeroso corteggio d’ogni più scellerato ed infame. Chiunque, impudico, adultero, banchettatore, avea fra queste arti straziati i beni paterni; e chi era oppresso dai debiti contratti per comprare la impunità di diversi delitti; e quanti parricidi, sacrileghi, convinti rei o vicini ad esserlo: e quanti o dalla spergiura lingua, o dalla insanguinata mano alimenti ritraevano; tutti in somma coloro, cui ribalderia, povertà, e mala coscienza angustiavano, di Catilina famigliari eran tutti e suoi intimi. E se un qualche innocente nella di lui amicizia incappava, la domestichezza e le lusinghe facilmente simile e pari agli altri il rendevano. Ma guadagnarsi bramava principalmente i giovinetti; i di cui animi molli, e per età volubili, con inganni agevolmente adescavansi. Onde, a chi donne, a chi cani e cavalli, secondo le loro brame, provvedea; non al decoro perdonando nè a spesa, purchè se gli rendesse obbligati e fedeli. Molti credettero, il so, che costoro in casa di Catilina si prostituissero: ma una tal fama su congetture più che su fatti fondavasi.

27 gennaio 2011

Oggi è il Giorno della Memoria

Fonte: Il Post

Ironia da quattro soldi? Tutt'altro.

Siamo in una botte di ferro

“Per le neuroscienze più un messaggio è puramente razionale, meno è probabile che attivi i circuiti neurali che presiedono al comportamento di voto”

26 gennaio 2011

Il pane e i gelsomini

fonte: The Big Picture – Boston Globe

Brockimania

Sabato scorso siamo usciti nel primo pomeriggio, alla ricerca di un'attaccapanni. Il piano era questo: trovare un'attaccapanni per l'ingresso. O così credevamo, perlomeno. A sera siamo tornati a casa con una piantana, un contenitore per il caffé, un paio di saliere, un libro di Friedrich Glauser, due fermalibri e due cornici di metallo. Niente attaccapanni, non importa. La caccia è andata bene e, per celebrare, per cena ci siamo cucinati pollo arrosto con patate.

Ma andiamo con ordine. Ho sempre pensato che la fascinazione degli zurighesi per le cose di seconda mano fosse una mia impressione. Una distorsione cognitiva dovuta ai miei gusti in fatto di ragazze, tutt'al più. E invece eccomi qua nel tempio del vintage. La Zürcher brockenhaus è la più grande dei brocki che io e il mio coinquilino Simon abbiamo visitato. Un intero edificio, posto vicino alla stazione, sul lato di Limmatstraße e del Museum für Gestaltung, per intenderci. Da fuori sembra uno squat, ma all'interno è spazioso e luminoso. Alla cassa si può pagare col bancomat, e ciascun piano è dedicato ad un'area della casa. Un bar e una libreria ben fornita all'ultimo piano permettono di rilassarsi e leggiucchiare qualche vecchio classico francese o sfogliare dei libri di fotografie—paesaggi—degli anni '80.

Che sia capitato in un'Ikea per hipster? Dopo la Zürcher brockenhaus, ci siamo diretti verso Hardstraße, che è la zona industriale e cuore del divertimento notturno Zurighese, con discoteche grandi e piccole. Hardstraße. La rampa della soprelevata che, ora che ci penso, mi fa pensare a quella della tangeziale di Roma, contribuisce all'aspetto urbano. Gli hipster che camminano alla sua ombra fanno pendant con essa. Ci avventuriamo in due brocki situati da quelle parti, uno persino con il DJ per allietare gli avventori.

Solo a fine pomeriggio (le 4!), dalle parti Haltstetten, piena periferia, troviamo un brocki che corrisponde di più alla mia idea un di robivecchi. È l'ultimo della giornata. In un parcheggio sul retro, l'ingresso di un garage, luci fioche, e una signora cinquantenne, che avvolge nella carta del giornale le mie due nuove preziose saliere. Niente DJ, niente bancomat. Incredibile! Il fascino di Zurigo è un po' tutto qua. Esplorare, andare alla ricerca di un bar, o di una libreria, o di un attaccapanni. Mi mancava la vita in città.

Rieccola qui, finalmente.

25 gennaio 2011

Una modesta proposta

fonte: Wikipedia


Una modesta proposta per ovviare ai problemi degli ultimi giorni: la squalifica temporanea, permanente per i recidivi. L'AGCOM, se non fosse che è un'agenzia fantoccio in mano al berluska, potrebbe benissimo essere incaricata di tenere la lista degli indisciplinati.

19 gennaio 2011

Hiatus

Domenica, dopo averle dato le istruzioni per chiudermi fuori dal mio account di Facebook, Serena mi ha chiesto: «cosa farai, tornerai a scrivere sul blog?». Per un po', ci ho pensato. Per prima cosa, ho iniziato col fare una visita al vecchio cadavere. Un moto di vergogna. Me ne sono staccato. Poi, pian piano, ho iniziato a giocherellare con le nuove funzioni di blogger (ehi, usano i web fonts ora!). Poi pensare a tutte le cose interessanti della mia vita successe da un anno a questa parte e di cui dovrei parlare. Risultato: sono caduto in trappola.

Ebbene sì, mi sono auto-escluso da Facebook. Un piano geniale, da cattivo con gatto persiano sulle ginocchia. L'idea è questa: dare le proprie credenziali d'accesso (username e password) ad una persona fidata (PF). Serena è la PF. La PF si logga, cambia la password, cambia l'email ed entra in controllo totale dell'account. Per questo è importante che la PF sia proprio una PF. Altrimenti son cazzi. Ma non è tutto. Fatto questo, la PF si presta a diventare, per i prossimi due mesi, come Ulisse con le sirene.

Il piano è diabolico, bello nella sua semplicità, un'ingranaggio perfettamente oliato. Il nemico da sconfiggere è Facebook. Appena Serena ha cambiato la password, un'email del nemico: «attenzione, qualcuno ha cambiato la tua password. Se non sei stato tu, allora clicca sul seguente link, ecc. ecc.». Mail diritta nel cestino. Poi, dal cestino, “elimina definitivamente”.  Serena cambia l'email. Altra email, stessa trafila. Facebook sospetta. Connessione da IP Svizzero, poi bam, IP Italiano e cambio password. Qualcosa non va. Allerta rossa. Mark Zuckerberg viene avvisato, nel cuore della notte. C'è un utente italiano che sta cercando di farla franca, gli dicono.

Ora giro per strada, guardingo. Scruto i vicini dal davanzale, quelli nel palazzo dirimpetto al mio. Un movimento sospetto, magari usano un binocolo ad infrarossi. Oppure quella bionda sul tram, non ti sta fissando da un po' troppo tempo? Stai tranquillo. Continua a leggere quello che stavi leggendo (Tropico del Capricorno), e non ti succederà nulla. Cavoli. Non pensavo che fosse così difficile prendersi una pausa da Facebook!

Era tanto che scrivevo appunti del tipo: “riprendere a scrivere sul blog”. L'avevo messo tra i progetti futuri, nel sistema di produttività personale brevettato. Funziona a meraviglia questo sistema. Per esempio, alla fine mi ero rotto di illudermi di poter riniziare a scrivere sul blog, ed avevo cancellato il progetto. Niente più stress per un po'. Ma il sistema è brevettato, e infatti alla fine rieccomi qua sul blog.

Si diceva, un sacco di cose interessanti di cui parlare. Ci sarà tempo per parlarne. Nel frattempo esco. Tutto questo ticchettìo sui tasti potrebbe far insospettire i vicini.