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12 ottobre 2011

Oggi la federazione romana di Sinistra e Libertà ha deciso che bisognava rendere omaggio ad una figura che ha fatto tanto per gli ideali della sinistra. La scelta era talmente vasta da provocare il proverbiale imbarazzo. Si poteva per esempio festeggiare il nobel per la pace a Ellen Johnson Sirleaf, il primo presidente della Liberia dopo anni di guerra civile; oppure Tawakkul Karmān, giornalista e attivista dello Yemen e protagonista della primavera Araba; o Anna Politkovskaja (in memoriam), giornalista russa uccisa da mano ignota per via delle sue inchieste sulla Cecenia.

Insomma, il materiale non mancava, però è anche vero che i paesi Africani stabilizzati o le rivoluzioni democratiche del medioriente fanno poca presa sul cittadino. E quindi a Sinistra e Libertà hanno pensato bene di salutare Steve Jobs:


La prima cosa che ho pensato, forse la più seria di questo post, è che un carattere tipografico con le grazie non si accompagna affatto alla mela della Apple e alla tipografia del simbolo di SeL. In seconda battuta ho pensato quello che tutti gli altri hanno pensato e cioè che Steve Jobs non è esattamente un esempio degli ideali della sinistra.

O no? È vero che Steve Jobs non potrebbe essere un mito per la sinistra? Qualche giorno fa Kieran Healy, in un post molto interessante sulla sociologia della leadership carismatica, affrontava esattamente questo problema:
This is a well-recognized problem with technological utopias: goods that are simple and elegant to use are often difficult and dangerous to make. So it’s an elegant, creative, meaningful future for me, but a lifetime toiling on a Foxconn production line for thee. This dissonance is made worse for a company like Apple precisely because there’s so much emphasis placed on the personal quality of the object, and such close attention to its design. Jobs wanted people to love his products, take care to notice their craftsmanship, and be creative with them. They were supposed to help you make and do awesome things. But this love and attention to creativity was not extended to those involved in the manufacturing process.
In fondo la sinistra è anche quella dei partiti dei consumatori, quella in cui la carriera politica si fa conducendo un talk show sui diritti dei consumatori. Tutto sommato, non c'è di che stupirsi molto: oggi abbiamo solo visto che la ricerca di figure carismatiche a sinistra può assumere caratteri patologici. O comici. In ogni caso, mediocri dal punto di vista tipografico.

3 ottobre 2011

Fatti!, e non pugnette

Il prologo lo conoscete già. Nella vicenda Nonciclopedia è arrivata la replica della nullstar di Zocca, fatta per bocca di tal Tania Sachs, sua portavoce. Già che ci siamo, la svisceriamo un po':
A proposito di Nonciclopedia, prima di tutto fatti e non solo parole:
Fuorviante. Una replica riporta il proprio punto di vista, eventualmente corredato e supportato dai fatti in questione, e non il contrario.
piu’ di un anno fa, nel febbraio 2010, abbiamo sporto querela per diffamazione nei confronti del sito Nonciclopedia che degli insulti contro Vasco Rossi aveva fatto la sua bandiera.
Esagerazione. E pretestuoso. Nonciclopedia prende in giro chiunque, e per quanto i suoi utenti abbiano degli argomenti preferiti, essa non è stata creata allo scopo di «insultare» il Suo cliente.
Insulti quotidiani e gratuiti, insulti a tempo perso e senza alcun motivo. 
Pretestuoso.
A un anno e mezzo circa dalla denuncia per diffamazione il magistrato in questi giorni ha riscontrato che gli elementi di reato per diffamazione esistono tutti e lo ha comunicato alle parti.
...
 In seguito alla comunicazione del magistrato, gli ammministratori di quel sito hanno deciso autonomamente di chiudere il sito perché si sono evidentemente accorti di essere nel torto.
Falso. Come spiegato dagli amministratori stessi, la decisione di chiudere il sito è stata per protesta.
Vasco non ha mai chiesto la chiusura del sito, ha molto semplicemente chiesto al suo avvocato di difenderlo in sede giudiziaria dalla diffamazione, persistente. E’ evidente che non sono vittime, ed è un giudice a decidere che sussiste il reato per diffamazione, cosa ben diversa dal definirsi un sito di satira.
Fallacia dell'uomo di paglia: nessuno ha mai insinuato che il Suo cliente abbia chiesto di chiudere il sito -- a meno che questo non faccia parte della Vostra denuncia stessa -- quindi l'argomentazione non regge. Il resto è un ragionamento circolare, basato su un uso artificiale del tempo presente -- o più probabilmente sulla scarsa padronanza dell'Italiano: “Sarà un giudice a decidere se sussisterà il reato di diffamazione”. E ciò, in ogni caso, non c'entra nulla con la definizione di cosa sia Nonciclopedia.
Attenzione a pubblicare notizie solo unilaterali, chi si occupa di web sa bene che èmolto difficile far chiudere un sito, se non addirittura impossibile. 
Sulla stessa linea di prima. Affermazione vaga, e semmai è vero il contrario: la chiusura dei siti è tra i principali compiti della polizia postale. Tralasciamo il tentativo di passarsi per esperti del Web nella stessa frase in cui si dimostra la scarsa padronanza dell'uso della tastiera di un computer.
Difendersi dagli insulti che piovono in maniera gratuita e non si sa per quale motivo, non è solo lecito, E’ DOVEROSO: libertà di stampa non è libertà di offendere.
Banalità. 
Tania Sachs

24 settembre 2011

“Take that, stupid Einstein”


Boy, this is embarrassing! The Italian Ministro for Education and Research, Maria Stella Gelmini, has released a press statement congratulating with the (italian) physicists of the OPERA experiment, of which you might have heard in the past few days, for the “momentous victory” of “exceeding the speed of light” — as if the whole thing was meant for the Guinness book of World Records!

From the press statement we also learn that there is an actual 730 km long tunnel connecting the CERN labs in Geneva, Switzerland, with those under Mt. Gran Sasso, in Central Italy. Way to go, idiot!

Before they realize they just shattered the world record of stupidity in a single press release and take it down, here's a copy of it:
Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.

Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro.

Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante".

17 settembre 2011

Calzature o macchine da corsa?

La cosa veramente scandalosa in questa faccenda delle nuove intercettazioni di B. è la reazione del popolo, la santificazione di Manuela Arcuri sulla base di un suo presunto rifiuto a prostituirsi con B. in cambio della conduzione del festival di Sanremo—salvo poi scoprire che non era Sanremo e che, forse, non era neppure un rifiuto. Non lo capirà mai il volgo che santi e diavoli non esistono; che chi ha sempre pensato solo ed esclusivamente ai proprî interessi non si metterà a fare il bene del paese solo perché «è già ricco di suo». Berlusconi ve lo meritavate 3 anni fa, e ve lo meritate ora. Quando sarà giunto il tempo di fare piazza pulita vi meriterete pure il suo successore. Uno scatto d'orgoglio, dite? L'alternanza? Datevi una calmata: non sarete certo voi a decidere il quando, figuriamoci il come e il perché. Se fortuna lo vorrà, vi sarà al massimo dato di sceglierne il tipo: delle calzature o delle macchine da corsa?

19 giugno 2011

«Boia»

Mi immagino cosa avrà pensato Bossi quando i suoi lo bloccano la prima volta al grido di «secessione, secessione». Lui si stava scagliando contro lo scandalo di qualcuno che percepisce «quindici mensilità» — un parlamentare di Roma ladrona? — e invece alla folla non frega nulla di queste quisquilie. Loro vanno ai fondamenti: «secessione, secessione».

Guardatelo attentamente, a questo punto. Io me lo immagino che pensi: «quanto sono scemi questi. Sì, va bene, facciamo la secessione, e poi?? Sul serio queste persone vogliono farci rinunciare a tutto quello che abbiamo conquistato così faticosamente a Roma? Le fondazioni, il secondo canale della Rai, i posti nei CDA delle banche, le municipalizzate. Che fine farebbero tutte queste cose se facessimo la secessione?».

Si vede che è interdetto, eppure riprende a parlare. Grugnisce. Stacco su Maroni, che controlla il suo iPhone. «Questo è il risultato che si otterrà se si va vanti ad usare il Nord come… come una—come un somaro… per trascinare tutta una macchina costosissima», pausa, «e che non ha possibilità di trovare una soluzione. Non penso che si possa applicare il trib(?) al federalismo fiscale» poi altro farfugliare. E poi, «penso che… i numeri sono tali… che non si può. Però.» Altra pausa. Qualcuno grida qualcosa, dal basso. Bossi risponde: «Boia.». Altro rumoreggiare. «Ci sono cose che…». La camera stacca sulla folla. Riparte il «secessione, secessione», e rapidamente diventa assordante. Non lo si vede, ma nel frattempo sul palco è salito in soccorso Calderoli; il capo ha perso il controllo della situazione. Un paio di «Padania Libera» riescono a togliere il senatùr dall'impaccio.

Si dice tanto che tra Bossi e il suo popolo vi sia una totale empatia, che riesca a fiutare il sentire della sua gente meglio del più fine antropologo. Sarà. A me quello di Pontida ha ricordato l'ultimo discorso di Ceausescu.

3 giugno 2011

Il partito-azienda

Nell'immaginario collettivo Silvio Berlusconi è sempre piaciuto per via della sua figura d'imprenditore. Nel 1994 gli italiani lo votarono abbindolati dall'idea nella speranza di tramutare lo Stato in un grande e moderna azienda come la Mediaset di allora. Qualcosa di vero ci doveva pur essere, se persino il sottoscritto in un tema scolastico affermò che S.B. costituiva per lui un esempio da seguire nella vita (inciso: si era alle scuole elementari — seconda metà degli anni '80 — e hai voglia a convincere un bambino che non fosse così. Stupiti? Se per questo sono stato anche cattolico credente…).

A vent'anni di distanza dalla quell'entrata in politica possiamo sicuramente dire che la cosa non corrispondesse a realtà, e la cosa si dovrebbe chiudere qui, tuttavia non ho potuto fare a meno di pensare, ascoltando i ragionevolissimi punti sollevati da Alessandra Mussolini (sic!) nell'intervista a Radio Radicale che il buon Malvino condivide con noi, che forse bisognerebbe invertire il precedente con il conseguente e rivedere l'attività dell'imprenditore alla luce di quella del politico. E se è vero che il PDL si è appena munito di una figura di cui non v'è traccia alcuna nel proprio statuto, beh forse bisognerebbe cominciare a rivedere anche quel mito lì.

13 aprile 2011

Può, eccome se lo può

Dicono: “come può rappresentarci? Non ha mai sentito sulla pelle cosa voglia dire essere discriminato in quanto omosessuale”. Beh, lo sta sentendo ora in qualità di eterosessuale. Non è lo stesso?

4 marzo 2009

Maestra, sono loro che hanno iniziato!

Inutile, è più forte di me. Non riesco a passare 5 min di navigazione randomica senza inciampare nella fossa che il PD si sta scavando; il fondo è stato già toccato da tempo.

Tutto saltato.
«Chi poteva sapere che la situazione sarebbe precipitata? Veltroni mi ha chiamato per dirmi che gli spiaceva tanto».

Poi l'ha chiamata Franceschini.
«Sì. Mi ha detto che il governo ombra non esisteva più e a guidare i dipartimenti sarebbero andati solo i parlamentari».

Dipartimenti?! Ma Franceschini non doveva fare il repulisti, piazza pulita, mastrolindo etc. etc. del PD?

Il PD si dà una nuova struttura organizzativa basata su aree tematiche.
Al posto del governo ombra, azzerato nelle nomine e nella forma, il nuovo organigramma prevede 12 Dipartimenti i cui responsabili sono stati scelti in base a criteri di esperienza e autorevolezza del lavoro parlamentare.

Lettura veloce – annoiata – della lista. Un Fassino agli esteri, un Bersani all'economia (e c'è pure gente che sperava nella sua candidatura alle primarie: uno la cui massima aspirazione sarà al massimo un ufficio più spazioso nel loft). Altri nomi, sconosciuti. “Criteri di esperienza e autorevolezza” sì: ma “nel lavoro parlamentare”. Una a caso, tal Roberta Pinotti:

E' stata assessore alla scuola, alle politiche giovanili e alle politiche sociali della Provincia di Genova dal 1993 al 1997, assessore alle Istituzioni scolastiche di Genova dal 1997 al 1999 e segretaria provinciale dei DS dal 1999 al 2001.

E dove? All'Educazione? Quasi: alla Difesa. Ritenta, Franceschini, sarai più fortunato.

26 gennaio 2009

3 ottobre 2008

Ma Vittorio Zucconi lo capisce l'inglese?


Ma come si fa a dare voto 7 a Sarah Palin nel dibattito contro Joe Biden? * Delle due l'una: O Vittorio Zucconi non ha visto il dibattito, oppure capisce un "suo" inglese. Perché altrimenti avrebbe notato il modo di dibattere della Palin: ogni qualvolta Biden attaccava la politica di McCain e lei aveva la "possibilità" di controbattere, prendeva e parlava d'altro. Biden demoliva il programma di McCain sull'assistenza sanitaria? Palin rispondeva: "ma prima vorrei spendere due parole sull'impegno di McCain sul global warming", e poi, ovviamente, dell'assistenza sanitaria non parlava. E via così. Dalle parti mie questo si chiama scappare di fronte all'avversario. Forse nell'inglese che capisce Zucconi significa "superare con eccellenza la prova". E allora ditelo che ve piace la Palin! Non è un problema ammettere questo genere di cose. Noialtri lo teniamo a mente e semplicemente leggiamo qualcos'altro, chessò, Topolino ...

2 ottobre 2008

Gastronomico

“Se Maroni ha detto tolleranza zero, io voglio la tolleranza doppio zero.” §

18 settembre 2008

“McCain suddenly goes Sarah Palin”

Notizie importanti in 5 minuti.
L'intervistatrice chiede a McCain se inviterà Zapatero alla casa bianca, venisse egli eletto, e McCain attacca a parlare della politica messicana e della cooperazione con Alvaro Uribe. La tipa ci riprova più volte a chiedergli: "Sì ma Zapatero?" ma oh, il vecchio conosce come resistere agli interrogatori – e mica è stato prigioniero dei musi gialli per caso – e continua a schivare dicendo che inviterà solo i presidenti dei paesi amici degli States. Adesso le solite male lingue liberal insinuano che avesse capito Zapatista, non Zapatero (ugualo): sempre i soliti 'sti liberal, colla puzza sotto il naso e colle loro lauree in Geografia prese ad Harvard.

L'altra cosa interessante è che la fed ha finito i soldi, 'co sta storia nuova che i capitalisti so bòni solo coi soldi dell'altri. Uno pensa: orpo, questa è grave, ma secondo me il vero dramma è un altro. Dico: avete realizzato che Silvio B. non potrà più disegnare il logo della CAI? Secondo me adesso è in lagrime.

10 luglio 2008

Porastella

Lei ha spesso sottolineato la necessità di intervenire sul problema del precariato. Ma i più colpiti dal turnover ridotto saranno però soprattutto i giovani. Se poi saranno assunti, avranno anche retribuzioni minori per l'istituzione degli scatti di anzianità triennali...
"Guardi, i miei primi atti sono stati lo sblocco di 20 milioni di euro per l'assunzione di mille giovani ricercatori e aumentare le borse di studio per i dottorati di ricerca di 240 euro al mese. A tutto posso rinunciare, tranne che a puntare sui giovani, che è mia intenzione coinvolgere anche all'interno del ministero per aiutarmi a progettare il loro futuro".
Due conti annui:
Certo che non può rinunciare ai giovani. Altrimenti gli schiavi 'ndo li trova?

12 maggio 2008

Sarebbe quasi stata meglio la Carlucci

Il mio Google è così americanizzato che ho dovuto battere a mano la ricerca su Google.it per ottenere informazioni su questo Giuseppe Pizza, sottosegretario al (ministero dell'istruzione e del) MIUR fresco fresco di nomina. Nientemeno il ripescato della Nuova DC. Disgustorama.

6 maggio 2008

Lei non sa chi fuiio!

Se un santo fa questo effetto agli sbirri, immaginate l'aura di un nano sui giornalisti del TG2.

3 maggio 2008

Capolavoro

Attenzione: è vero, neanche io sono un avvocato, ma è stato più forte di me. Prendete questo post come fosse cazzeggio. Ma se vi sembra che il mio cazzeggio non sia nemmeno tanto tale, allora fatemelo sapere.

La postilla finale qualifica l'autore di questo articolo del Sole come Avvocato esperto in materia di diritto delle nuove tecnologie e della privacy ... forse sarà esperto sul serio del diritto delle nuove tecnologie. Decisamente meno è esperto delle "nuove tecnologie" in questione, a giudicare da quello che scrive. E sempre se per "nuove" si intendano cose come la posta elettronica che ha tipo l'età del sottoscritto, ma vabbè.

Primo capolavoro:
Primo. E' stato confermato che la normativa fiscale di riferimento attualmente vigente (art. 69 del d.P.R. 600/1973 e art. 66-bis del d.P.R. 633/1972) non prevede la pubblicazione degli elenchi nominativi dei contribuenti (ossia di tutti coloro che hanno presentato la dichiarazione dei redditi) attraverso siti della rete internet, ma stabilisce espressamente una diversa e specifica modalità di pubblicazione che si realizza attraverso la loro messa a disposizione per la consultazione per un anno presso gli uffici territorialmente competenti dell'Agenzia delle Entrate e presso i comuni interessati (comma 6 del citato art. 69).
interessante uso del termine "confermare". Troverei abbastanza difficile una smentita da parte della normativa, riguardo al fatto che questa non preveda la pubblicazione dei dati via “siti della rete internet”, visto che nel 1973 i-suddetti-siti-della-rete-internet non esistevano ancora. A meno che La Normativa non abbia normalmente (e normativamente) dei poteri di preveggenza, mi sembra che ci sia poco da confermare. Insomma, qui siamo a livello dell'artifizio retorico di seconda mano. Ma andiamo avanti al secondo capolavoro:
Anche il più volte citato Codice dell'amministrazione digitale (d.lgs. 82/2005) non pare più di tanto che possa essere chiamato a sostegno della legittimità del provvedimento. Si, è vero che in tale Codice si stabilisce il principio secondo cui la disponibilità di dati e documenti della PA sia garantita con l'uso delle "più appropriate" tecnologie dell'informazione e comunicazione, ma alle condizioni fissate dall'ordinamento e con i limiti alla conoscibilità dei dati previsti dalle leggi e dai regolamenti, nonché dalla normativa sulla privacy (v. l'art. 50 del Codice suddetto).
Qui l'autore cita l'art. 50 del decreto sull'amministrazione digitale, l'idea di fondo è: si possono digitalizzare i dati fintanto che la normativa vigente lo permette. Come detto prima, la normativa non prevede esplicitamente la pubblicazione dei dati del fisco sul web, per il seccante motivo di non essere in grado di prevedere il futuro (maledizione, mi immagino i problemi quando, nel 2060, vorranno implantarci neuralmente su microchip i dati della PA). Cosa ne deduce il nostro?
Dunque, si torna al punto di prima: in realtà, la normativa attualmente vigente non prevede la pubblicazione on-line degli elenchi. Si può discutere semmai se l'amministrazione avesse potuto creare sul proprio sito un'appropriata procedura informatizzata di accesso alle pagine web che riproducesse la modalità di consultazione degli elenchi cartacei presso gli uffici locali e le sedi comunali (il che non è cosa semplice), ma sicuramente senza lasciare la possibilità di libero salvataggio dei dati (con funzioni di trasferimento file, come precisa l'Autorità).
Questo è veramente da ola. Giustamente un sistema bizantino dal punto di vista dell'usabilità (*) avrebbe salvaguardato la privacy poiché complicato da usare. Al poverino avranno spiegato che è un grosso problema il fatto che i file siano facili da copiare e quindi butta lì l'idea del PDF con i DRM, o del plugin Flash per vedere un documento di testo scannerizzato, o qualche altra panzana simile. Non gli hanno spiegato – forse – il fatto che uno può fare un dump della memoria video della schermata corrente e salvare comodamente in un file BMP semplicemente premendo ALT-PrintScreen. E questo nella più goffa delle ipotesi, volendo fare le cose in maniera manuale e non automatizzata, per intenderci. Non hanno spiegato al poverino che qualsiasi cosa tradotta in 0/1 è copiabile con la stessa facilità di un file di testo. Ma gli avranno spiegato, probabilmente, il grosso problema giuridico della copiabilità degli MP3, da cui la qualifica di esperto in diritto etc. etc.
Insomma, se il sistema avesse reso diffondibili piccole quantità di dati, relative ad un numero ristretto di soggetti (diciamo, chessò, la serie A di calcio?), allora il sistema avrebbe garantito la privacy ... di chi, questo non lo si capisce bene, ma l'avrebbe garantita.

Saltiamo il terzo, che forse è l'unico su cui si potrebbe intentare un'azione legale e che, ahimè, è solo l'ennesima attestazione del fatto che per fare una cosa, nella PA, devi chiedere minimo duecento pareri e nulla osta da altri enti o ministeri. Nel quarto punto, invece, il nostro ritorna al gusto del paradossale che tanto ci avevo entusiasmato prima:
I dati reddituali, così come messi a disposizione sul sito web dell'amministrazione, sono infatti diventati consultabili in qualsiasi momento, in ogni parte del mondo e da parte di un numero indefinito di utenti della rete (assumendo un carattere "ubiquitario", secondo quanto indicato anche dal Garante in un importante provvedimento dell'aprile 2007 sui siti internet degli enti locali). Ciò ha determinato non solo la possibilità di ulteriori utilizzazioni dei dati divenuti di dominio pubblico per scopi diversi dal controllo fiscale, ma anche un'incontrollata ed incontrollabile circolazione dei dati dei contribuenti italiani anche all'estero, e cioè anche in paesi che non hanno alcun sistema normativo che tuteli adeguatamente la privacy degli individui.
Vero, verissimo, sacrosanto. A sentire l'esperto, sono esposto al rischio che qualche mariuolo, magari all'estero, venga a sapere il volume del mio reddito nel 2005 ("mio" in senso lato, Io al tempo ancora studiavo): ergo la pubblicazione è illegale etc. etc.. Insomma, adesso sono cazzi perché ci beccheremo ondate di phishing personalizzato da parte di generali centroafricani che, cercando di guadagnarsi la nostra fiducia giocando la carta del "io-so-quanto-guadagni-quindi-ti-puoi-fidare", ci chiederanno di aiutarli a trafugare ingenti quantità di lingotti d'oro.

OK, OK, il facile sarcasmo non è utile, ed in effetti anche quest'ultima motivazione un giudice la prenderebbe per buona. Ma viene allora da chiedersi cosa effettivamente la PA possa pubblicare su internet. Che tipo di dati? Volendo trarre le conclusioni da questa motivazione, solo dati impersonali. Ad esempio: se i vigili mi caricano la macchina e per sapere in che garage è stata portata è consultabile un database dal sito dei vigili, con i numeri di targa delle macchine sequestrate, non è presente lo stesso rischio? Qualsiasi dato su internet è consultabile sempre e da ogni posizione geografica. Del resto, credevo fosse proprio per questo che era così importante digitalizzare i dati della PA. La motivazione sarà pure formalmente ineccepibile, ma è veramente di tipo 0/1 anch'essa. O tutto o niente. O la accettiamo per buona, e allora tutti i dati di carattere personale – qualunque essi siano – sono inpubblicabili su internet, oppure non la prendiamo per buona, e riprendiamo a pubblicare su internet i dati della PA, sempre nella speranza che questo ci semplifichi la vita; e che faccia guadagnare tanti bei soldini alle ditte di informatica, ma (anche) questa è un'altra storia.

* che poi, a dirla tutta, nemmeno così difficile da realizzare, basta aver scaricato qualcosa da JSTOR una volta nella vita.

[DivX - ITA] Redditi 2005

Saggezza delle masse, o idiozia del garante? Bisognerebbe scriverci un paper su questa cosa qui. In meno di 48 ore, partendo dai vari pezzetti scaricati individualmente da una gran quantità di persone, si stanno venendo a formare giganteschi aggregati: quello lì, ad esempio, son 500 mega in formato testo. Presto o tardi il servizio (*) verrà reso nuovamente disponibile – dai cittadini però.

Si può disquisire certamente se sia un bene od un male che questi dati siano adesso distribuiti in maniera incontrollata. (**) Ma si può anche discutere se questo modo di distribuzione sia veramente incontrollato, oppure no. Di certo non si tratta più d'un controllo centralizzato, ma è questo il dettaglio veramente importante? Ovviamente leggendo sui giornali sembrerebbe che sì, lo è. Invece sarebbe bello se da tutta questa esperienza si formasse un po' di "coscienza di classe" sul rapporto tra stato e cittadino, su come l'altro possa essere responsabile dell'uno; il viceversa, già lo conosciamo tutti e conosciamo quanto sia lontano dalla realtà, almeno in Italia.

(*) Ovviamente è molto probabile che non si riesca ad aggregare l'intero contenuto del database del Fisco. La fonte originaria dei dati è rimasta accessibile per un tempo molto breve, ed è molto probabile che in quel lasso di tempo ci siano stati file (relativi a piccoli comuni) che nessuno ha mai scaricato, e che quindi non si è potuto rimettere in circolazione.
(**) Io, per conto mio, mi chiedo semplicemente come mai
dal punto di vista della legge, un dato diventi più o meno pubblico a seconda del metodo con cui viene distribuito. Ma del resto siamo in un paese in cui la Legge è amministrata basandosi sul buon senso di un gruppo di simpatici vecchietti, o mi sbaglio?

1 aprile 2008

Ruotini Fini (*)

Qualcuno gli dica che è nel 2015:
«Discutere oggi delle sue sorti e della cancellazione con l'Expo alle porte è qualcosa di lunare visto che arriveranno milioni di visitatori»
(*) non è mia. Viva Radio 2!