27 gennaio 2007

Non sottovalutare le conseguenze dell'amore

Continuo ad approfittare delle lezioni-proiezioni del corso di "Forme, tecniche e generi del cinema", di Marco Müller. Quando sei il direttore della Mostra del cinema di Venezia certo i contatti non ti devono mancare, e vedersi un film come "Le Conseguenze dell'Amore" con il commento dal vivo di regista, scenografo e montatore è cosa che giustifica la corsa per prendere il treno di stamane, nel bel mezzo di un'assonnata mattina Luganese a -4 °C.

Avevo già visto il film, ma ora posso dire che effettivamente la Svizzera che un napoletano, mai stato qui prima, è riuscito a esprimere su pellicola è inquietantemente reale. È reale nei silenzi tra le persone, nei deserti urbani, nella maniacalità delle macchine di lusso tirate a lucido in garage puliti e silenziosi, discreti. È reale nella mancanza di socialità della gente, del senso di freddezza che ancora non riesco a decifrare e che continuo pensare essere dovuto ad un gigantesco malinteso. Eppure ieri la gente glielo chiedeva, senza formulare una domanda precisa, il motivo per una descrizione così impietosa, così evidente; tanto evidente che Toni Servillo (l'attore protagonista) pare abbia detto, intervistato: "È un film ambientato in un non-luogo che è l'albergo, all'interno di un'altro non luogo che è la Svizzera".

Ho notato una grande somiglianza tra la sensibilità dei tre ospiti e la mia, la nostra della troupé di Chrysalis. E una tranquillità di modi derivante - tralaltro - dal fatto che il cinema ti piace ma non serve stare a ricamarci su. It's pointless. Il finale della giornata è stato dedicato all'esplorazione di una delle poche location effettivamente Svizzere (altro prodigio di finzione, aver reso Ticinese un albergo di Treviso), il Fox Town. Tutti chiacchieravamo mescolati alla gente che faceva lo shopping del sabato, manco fossimo stati vecchi amici. Incredibile.

Quando ho salutati gli ospiti, Sorrentino e gli altri stavano a comprare cioccolata in un negozio di souvenir, di quelli con tanto di coltellini svizzeri. Come turisti.

23 gennaio 2007

Per non essere da meno del WSJ, ecco l'LAT

http://www.truthout.org/cgi-bin/artman/exec/view.cgi/62/21348

by Naomi - don't call me Nancy - Oreskes :-D
Earth scientists long believed that humans were insignificant in comparison with the vastness of geological time and the power of geophysical forces. For this reason, many were reluctant to accept that humans had become a force of nature, and it took decades for the present understanding to be achieved. Those few who refuse to accept it are not ignorant, but they are stubborn. They are not unintelligent, but they are stuck on details that cloud the larger issue. Scientific communities include tortoises and hares, mavericks and mules.
E questo sembra il simmetrico dell'altro argomento del WSJ che accusa i pro-Global Warming di sostenere l'ipotesi "solo per mancanza d'altre spiegazioni". Notare che nel documentario, Al Gore usa la stessa storiella del drift dei continenti per illustrare la presunta cocciutaggine
dei contro-GW, anche se l'esempio è a inizio film, quando la connessione con la storia del dibattito scientifico non è ancora chiara. Chissà se la Oreskes si sia ispirata al film, o il contrario. Cmq sì, il paradosso di fondo, che con un sistema che deve sempre crescere, non è razionale inibire tale crescita, sulla scorta di un possibile - ma non certo - effetto negativo futuro, è giusto. E forse è proprio per questo che Al Gore la butta sul tema della moralità. Possiamo ragionare in termini utilitaristici quanto ci pare, ma lo stiamo facendo in termini moralmente giusti? No, anche secondo me, no. Ovvio che questo discorso sottende ad "eresie" come la teoria della decrescita et similia (leggere troppo 2twins mi ha inibito nella curiosità al riguardo, tra l'altro!).

E poi io non penso che se dicessimo ai cinesi e gli indiani, guardate regà, siete arrivati troppo tardi, non potete crescere economicamente, sennò qua stiriamo tutti, questi se la prenderebbero così a male. Voi neolib-teocon-antipro-occidental come cacchio ve definite c'avete la fissa de pensà che tutti vorrebbero diventare come noi occidentali...

22 gennaio 2007

Indipendenza da se stessi

Inizialmente non avevo molta voglia di aggiungere link a a blog di persone famose. Per famose intendo famose su internet; le blogstar insomma. In seguito mi sono contraddetto ed il risultato è che potete vedere qualche blog tra le mie letture preferite, a fianco nella pagina.

Insomma, anche io ho i miei idoli, un pò come tutti no? O si è completamente estranei al fenomeno, oppure, del tutto naturalmente, si finisce per avere un blog preferito. Come la radio, che apprezzi solo quando ti fidelizzi ad una emittente, o ad un dato DJ.

A me sinceramente non piace questo meccanismo. È naturale, per carità, che esista. Non direi nemmeno che sia un male, non mi metto certo a demonizzare queste cose. Solo che non mi piace, punto. Tutto nasce dall'ultima esplosione avvenuta nella blogosfera. Magdi Allam pubblica un articolo distorto sulla storia di Lia, la proprietaria di Haramlik, blog mucho seguito. L'ultima battaglia in cui Lia si era cimentata era sensibilizzare l'opinione pubblica, e specialmente quella Islamica Italiana, sull'assenza di protezione sociale per le donne Islamiche che divorziano da un matrimonio. Grave mancanza "di questo islam italiano", tanto per usare parole altrui, che la blogger aveva vissuto in prima persona. E qui la prima bomba.

Adesso, facendo un passo indietro, io posso dire di essermi appassionato al blog di Lia per un misto di contenuti e di vicenda umana, entrambi interessanti. Probabilmente è la ricetta vincente per queste cose, fatto sta che ero rimasto colpito dal punto di vista privilegiato (non posso starvi a spiegare in due parole tutta la vita di una persona a sua volta condensata in un blog iper-seguito. Se volete usate il link e buttateci un pomeriggio sopra) dell'autrice. Privilegiato perché parlava di cose vissute in prima persona (l'Egitto, il Medio Oriente), e al tempo stesso intimo. Ed infine vicino. Tranquilli, non sono una donna napoletana sui 40'anni, per cui dire che mi sento vicino a Lia è un po’ fuorviante, però in un certo senso era come leggere un mondo dagli occhi di un'amica, qualcuno con la tua stessa mentalità. Fico insomma.

E quindi sapere che la nostra Lia s'era sposata islamicamente e aveva divorziato m'aveva in primo luogo fatto strano. S'era messa un po’ di distanza tra me lettore e lei scrittrice. Tra lei personaggio ed io giudice. Ma insomma, amen. Mica stiamo parlando di gente che conosco, amici o parenti; quindi amen. Dopo gli ultimi sviluppi, avevo preso ad appassionarmi alla nuova vicenda come prima. Una crociata lodevole insomma. E se leggevi il commento medio ai suoi post, il mio pensiero era perfettamente in linea con il resto della massa: Bene, brava, hai un gran coraggio, piena solidarietà. La storia è proceduta in questo modo, sostanzialmente con lei che dava qualche spiraglio sulla sua vicenda personale, e partendo da quelli per le sue considerazioni "su questo islam italiano" (cit). La cosa più affascinante in questa faccenda era assistere ad una signora-nessuno che di colpo trainava un movimento d'opinione alla riscossa. Cazzo, se fossi ancora No Global avrei detto che la cosa "partiva dal basso"! Forse qualche sospetto a livello inconscio me l'ero fatto già a quel punto, quando mi chiedevo se ad un certo punto non fosse necessario adottare anche qualche criterio di trasparenza per portare avanti una battaglia originatasi da una supposta vicenda personale. Insomma, io posso pure darti ragione quando parli su cosa non va nell'islam italiano a me sconosciuto. Però dandoti ragione io ti concedo autorevolezza, tu in cambio cosa mi dai?

La seconda bomba è stata più potente della prima, visto che è una notizia apparsa sul corriere della sera. Arriviamo a Magdi Allam quindi. Lo scoop di Allam è il seguente. Il marito poligamo (e qui, buttandola sulla poligamia, Allam colpisce i suoi avversari), è nientemeno che Hamza Picardo, il segretario dell'UCOII. Adesso, una persona completamente estranea alla vicenda potrebbe maliziosamente commentare: "Allam - Picardo 1-0". Per me lettore affezionato di Haramlik questo commento non è poi tanto interessanto. Per me la bomba ha voluto dire una cosa semplice: ma possibile che tutta la blogosfera sia formata da 4 persone di numero?

Il fascino di Haramlik, almeno per me, era tutto nell’assoluta “normalità”; nell’anonimità, per dire più precisamente, della sua autrice. Come dire che la fonte più autorevole sull’argomento “islam” fosse proprio un’eccellente signora nessuno. Se non ha nulla da difendere al di fuori delle sue opinioni – pensavo, è più credibile; non ci sono secondi fini, non ci sono omissioni o distorsioni dovute alla necessità di tirare l’acqua al proprio mulino. Non c’è necessità di – e conseguentemente, nessuno sforzo – per apparire sempre dalla parte del giusto. Sei vero, cazzo. Possiedi quasi un crisma di scientificità, certificato dall’assoluta mancanza di un nome, di una fama. Nulla di esterno alle tue opinioni; ecco.
Forse è una sorta di capacità/idiosincrasia cognitiva sviluppata da quelli della mia generazione: distingui la realtà fittizia della pubblicità dalla realtà reale. E noi nati negli ’80 con la pubblicità ci siamo cresciuti, anzi, la pubblicità è cresciuta assieme a noi. E sapevamo perfettamente quando era pubblicità e quando non lo era. E nonostante le pubblicità siano diventate sempre più raffinate negli anni, noi contemporaneamente affinavamo i nostri sensi.

La pubblicità secondo me è l’esempio più preciso per spiegare cosa intendo, con l’episodio di Haramlik. Quando dici che il tuo detersivo è quello che toglie lo sporco meglio di tutti, non lo stai facendo per l’amore della biancheria pulita. Lo fai per vendere il tuo cazzo di detersivo! E quando scopri appunto che parli di Islam e che sei nella cerchia dei protagonisti, a livello pubblico, del dibattito sull’integrazione della comunità di immigrati islamici, qualcosa non torna. Non dico che le opinioni di quella determinata parte siano fallaci. Io dico che il tenere nascosto questo fatto e al tempo stesso comunicare le proprie opinioni come se non fossi attore della sceneggiata, ecco, quello non è corretto. Facendo un esempio meno idiota, sempre sul tema delle pubblicità, è come quando senti che le ricerche scientifiche su prodotti cosmetici, finanziate dalle stesse case farmaceutiche, sono in media più favorevoli che quelle indipendenti (scorso numero di Internazionale, by the way). Mio Dio, ma sul serio??? Non l’avrei mai creduto!! ;-)

Non ci prendiamo per il culo: i blog sono uno strumento di informazione come gli altri. E come l’informazione tradizionale dovrebbero rispondere, se non a dei criteri di indipendenza, almeno a dei criteri di trasparenza. Adesso, visto che un blog è essenzialmente una persona mentre un giornale è un’organizzazione, è ovvio che non si possa chiedere alle persone di essere indipendenti da sé stesse. E d’altra parte nemmeno che siano trasparenti. Ma se io leggo un blog e capisco al volo che tipo di persona è l’autore di quel blog, certamente ne usufruirò con una certa cognizione di causa, in caso contrario no. E nel caso di Haramlik, io mi ero fatto un’idea di quella persona, e questa bomba e tutti gli strascichi che si sta portando dietro (soprattutto gli strascichi), mi hanno fatto capire che la mia idea non corrispondeva al vero.

Si potrebbe dire che chiedo troppo dal mezzo. Se per un giornalista esiste la distinzione tra la sfera privata e quella professionale, riguardo all’ultima delle quali tu lettore puoi esigere certe condizioni, laddove riguarda la prima non puoi nemmeno osare di accampare alcuna pretesa, per un blogger come bisogna agire? Non esiste una distinzione tra sfera professionale e privata, per il semplice fatto che bloggare non è un lavoro. Però bloggare è un’attività informativa. Forma delle opinioni. E lo fa con la stessa sistematicità dell’informazione professionale.

A me sembra che non ci siamo mossi, con tutta questa storia di internet sociale, dai tempi in cui chattavi con mIRC. Quando un nick era una maschera e a seconda di quella scrivevi. Quando fingevi di essere donna per prendere per il culo i nerd (che poi, come sapere che erano nerd se tutto quello che di loro conoscevi era solo un soprannome?).

Adesso scusate, torno a leggere i miei blog preferiti... :-P

21 gennaio 2007

Senza scopo di lucro

Confesso che questa notizia della sentenza di cassazione mi ha lasciato un pò perplesso. È successo che la cassazione ha cancellato la condanna per due studenti che avevano acchittato un FTP per condividere files. Come al solito in questi casi, per accedervi devi contribuire alla collezione con un bell'upload. Adesso, a parte i soliti errori del tipo che un server FTP per il giornalista è diventato un programma peer to peer, mi lascia soprattutto perplesso il modo di annunciare la notizia; Repubblica.it titola:

Cassazione: lecito scaricare file protetti basta non usarli a scopo di lucro

mentre corriere.it usa un non meno trionfale: «Scaricare file senza lucro non è reato».
Adesso, a parte l'idiozia nel taglio operato dal titolista del corriere, che sembra che ci siano i file normali e quelli senza lucro, io ho cercato di dare una letta alla legge sul diritto d'autore, e ci trovo sempre il famoso articolo 171-bis che recita:
1. Chiunque abusivamente duplica, per trarne profitto, programmi per elaboratore o ai medesimi fini importa, distribuisce, vende, detiene a scopo commerciale o imprenditoriale o concede in locazione programmi contenuti in supporti non contrassegnati dalla Società italiana degli autori ed editori (SIAE), è soggetto alla pena della reclusione da sei mesi a tre anni e della multa da lire cinque milioni a lire trenta milioni. La stessa pena si applica se il fatto concerne qualsiasi mezzo inteso unicamente a consentire o facilitare la rimozione arbitraria o l'elusione funzionale di dispositivi applicati a protezione di un programma per elaboratori. La pena non è inferiore nel minimo a due anni di reclusione e la multa a lire trenta milioni se il fatto è di rilevante gravità.
E ricordo bene che la grande magagna qui sta nell'uso della parola "profitto" anzichè lucro. Che è più generale, e quindi include - in linea teorica almeno, ma non sono un avvocato quindo potrei anche dire cazzate - anche la normale fruizione personale. Questo per i programmi. Per le altre opere coperte da diritto d'autore, rimane comunque la sanzione amministrativa e la pubblicazione su una testata nazionale della sanzione, spiegato bene su Punto Informatico.

Insomma dai titoli dei giornali sembra che come al solito si sia "trovato l'inganno" per poter campare in santa pace nonostante al legge. Ma nella pratica la legge rimane quella che è e scaricare da internet rimane un reato. E poi mica siamo negli states che le sentenze servono come precedente per i giudizi futuri! Insomma, solita idiozia giornalistica al lavoro?

20 gennaio 2007

Una scomoda verità

È un bel film/documentario, nulla da dire. Mi ha colpito la parte in cui si accusa l'amministrazione Bush di aver contribuito al clima di dubbio che esisteva attorno all'argomento, soprattutto in ambito scientifico. In particolare su un campione equivalente al 10% degli articoli peer-reviewed sull'argomento, pari a 928 pubblicazioni, si vede che è lo 0% .. cioè proprio 0, nessuna, il numero di pubblicazioni in cui il global warming non viene considerato come un fenomeno incontrovertibile. E allo stesso tempo su un campione della stessa entità di riviste di stampa popolare, è ben il 52% il numero di pubblicazioni in cui il global warming viene considerato non vero.
Io ero sempre stato convinto che tuttora l'argomento global warming fosse anche nella comunità scientifica oggetto di dibattito, in primis per quanto riguarda la sua supposta esistenza. E quindi, se è vero quel che dice Al Gore, io come tanti sono stato preda dei soliti FUD..

Nel mio piccolo, posso dire che quest'argomento della crisi del clima lo vedo nella mia vita di tutti i giorni. Insomma, è Gennaio, vivo in Svizzera, e ieri pomeriggio andavo in giro in maglietta. A maniche corte. E la sera c'era un bel venticello di fon che mi ha fatto pensare alle uscite serali in centro a Roma!

19 gennaio 2007

Interrompiamo le trasmissioni

per linkare al volo questo articolo di Jeff Israely su Internazionale della settimana appena conclusasi (che però qui a Lugano era ancora in edicola).

Ricordo ai vari amici artisti che lo scorso numero di Internazionale proponeva storie illustrate dai vari Gipi, Toccafondo, Mattotti (e non Matotti). Tra le quali storie - a qualcuno ricordo piaceva - un articolo biografico su Los Angeles di James Ellroy .. di cui adesso credo che dovrò proprio leggere qualcosa!

p.s. finalmente riuscito a cuocere il riso Thai decentemente, yuppie ya ye!

18 gennaio 2007

Ma che ci sto facendo qui?

In due giorni mi sono rivisto, sempre imbucandomi a corsi dell'USI, "Blade Runner Director's Cut" e "Manderlay". A questo punto mi chiedo se potevo direttamente iscrivermi ad una scuola di cinema a Roma piuttosto che ad un dottorato in informatica! E intanto benedico l'oracolo che mi ha fatto scoprire Zudeo. Che scarica a velocità imbarazzanti ("ma come, solo 2 byte al secondo? Aspetta, cos'è quella M accanto?" rumore di svenimento), ma che purtroppo sembra essere controllato dalle major.

Non vorrei essere Romano Prodi

1) per ovvi motivi estetici: ci tengo ancora alle mie guanciotte non cadenti! 2) perché qualsiasi cosa faccia non va bene a nessuno. Il che alla lunga deve anche essere stancate!

17 gennaio 2007

Kiss Me Lorena



Su Zudeo ho trovato i primi episodi di "Kiss Me Lorena" un film a puntante free, liberamente scaricabile. Molto carino. Mi fa ripensare all'articolo di Wu Ming 1 presente all'interno di Giap, la newsletter del collettivo Wu Ming. Insomma, per fruire di un'opera bisogna creare un mondo. E a quelli di "Kiss Me Lorena" non sono servite spiegazioni!

14 gennaio 2007

Riso Fintàsia

Ingredienti (per 1 persona)
200 gr. di riso thai profumato
1 limone
150 gr. di fettina di vitello
250 gr. di fagioli cannellini in scatola
1 carota, 1 sedano, una cipolla bionda, basilico fresco
noce moscata, pepe nero e sale, ovviamente
Preparazione
Cuocere il riso in 6 dl d'acqua ed un cucchiaino di sale, portando ad ebollizione ed in seguito tenendo il fuoco lento per altri 5 minuto dopo l'ebollizione.
Nel frattempo spremere il limone in una coppetta e mettere a macerare le fettine di vitello nella coppetta, assieme a sale ed una spolverata di noce moscata. Tenere il tutto per una ventina di minuti (o per quanto vi pare).
Preparare un soffritto di sedano carote e cipolla e aggiungere, una volta inbionditasi la cipolla, i fagioli, assieme ad un poco della loro acqua di cottura, e le fettine tagliate a dadini. Aggiungere anche un poco di succo di limone (troppo succo rende il tutto vomitevole: fare attenzione).
Dare una spolverata di pepe nero e lasciar cuocere a fuoco lento in modo da far asciugare l'acqua dei fagioli fino ad una consistenza quasi cremosa. A questo punto unire il soffritto al riso precedentemente scolato e lasciato a riposare. Aggiungere il basilico per la presentazione e servire.

Alla noia domenicale si risponde anche con la cucina!

12 gennaio 2007

I loro tempi

Questi due giorni di possesso del Mac sono passati tutti all'insegna... della Apple (guardacaso). Ho capito finalmente cos'è il viral marketing, visto che dall'uscita dell'iPhone non è passato istante in cui, in facoltà, non ci fosse qualcuno che ne parlasse, o che vedesse la keynote di Steve (inciso: chiamare Steve Jobs per nome è chiaro segno che sono entrato nella Mac-tribù, o Mac-clan, o Mac-minchia), tanto che alla fine anche io mi sono unito al flusso e mi sono visto tutta sta keynote.. e che dire, è roba che fa impressione.

Stai per un'ora e passa letteralmente incollato a sentire tutto quello che dice il gran maestro Steve. Quando arriva il momento della presentazione dell'iphone, della grande sorpresa, attacca persino un mantra che manda la gente in delirio: ipod, mobile phone, breakthrough internet device/ ipod, mobile phone, breakthrough internet device/ ipod, mobile phone, breakthrough internet device .. roba da matti. E la conferma la hai quando ad un certo punto sale il CEO di Cingular (di cui tralaltro non ricordo il nome) che attacca il discorso sulla convergenza di internet tv e cellulare e via dicendo. E cosa succede? Succede che in un'ora e passa di keynote di colpo accade una cosa assurda: perdi l'attenzione, ti metti a vedere altro. Poi torna Steve e zac.. a me gli occhi. Insomma, uno che quando ad un certo punto gli salta la connessione con lo schermo (famoso, al contrario, fu l'episodio di Bill Gates del lancio di Windows 98, in cui il computer diede schermo blu.. mai episodio fu più rivelatore), e si trova nel primo momento morto di tutta la presentazione, non si scompone e attacca a raccontare un aneddoto di quando lui e Steve Wozniak (dovrei chiamaro direttamente WoZ? Scusate, non sono ancora completamente circuito dalla Mac-setta), giovani ai tempi di Berkeley (Berkeley, mica La Sapienza cì!), costruirono un aggeggio per interferire col segnale televisivo e ci facevano gli scherzi ai nerd che si vedevano le puntate di Star Trek...

Al che capisci perché Apple continuerà a vendere aggeggi costosissimi ad un sacco di gente. E capisci anche perché, all'indomani della presentazione, sia così stupido mettersi a dire, sì ma l'iPhone è na merda, manco c'ha l'UMTS quando invece il nuovo Nokia fa pure il caffé.. lo capisci, quanto è inutile, perché cavolo, il giorno dopo che sto aggeggio è stato svelato al mondo, il mondo intero ne stava parlando. La cosa che più mi impressione cmq, rimane Steve Jobs. Non si capisce se sia tutto vero, se quella che ti fa vedere sull'iPhone è veramente la foto del nipotino in vacanza a Firenze, se veramente tra le decine di canzoni presenti sull'iPhone, quando arriva il momento di fartene sentire una, metta i Beatles perché è un ex freakkettone, o quando chiama Starbucks per fare una prova, se quello che fa sia veramente uno scherzo telefonico. È la finzione definitiva secondo me. Quella così perfetta che chi la subisce è consapevole che è troppo bello e perfetto per essere vero, troppo naturale, e tuttavia ne rimane così affascinato da infischiarsene e crederci. Ed è lì che metti mano al portafogli e ti compri un'ipod, un cellulare, un rivoluzionare dispositivo per internet...

Eccomi giunto alla fine del post. Io in realtà volevo parlare del film che sono andato a vedere a fine giornata, "Ruz-egar-e ma", in Inglese: "Our Times", della regista Iraniana Rakhshan Bani Etemad. Ma quando rimani esposto ad un vero e proprio lavaggio del cervello come si fa a rimanere nei propri propositi?

10 gennaio 2007

Designed in California, made in China

Alla fine è avvenuto: ho ricevuto il benedetto portatilone Apple - un Mac Book Pro - e mi posso nuovamente dire "collegato".

Su Internazionale di questa settimana (un numero bellissimo, con solo racconti e con illustrazioni di Gipi, Igort, Mattotti, Toccafondo), c'è un articolo interessante di un filosofo francese, Jean Baudrillard, molto complicato, molto bello, pieno di cazzate (nel senso che non mi trovano d'accordo), ma che mi ha lasciato di stucco soprattutto per l'incipit - che ora non ricordo, guarda il caso: parla di "Eccesso di realtà" come causa dell'estinzione del mondo soggettivo. L'articolo critica (nemmeno tanto in senso costruttivo) l'avvento del digitale in fotografia, e prende questa discussione come esempio dell'Egemonico che caratterizza la nostra società occidentale, post capitalista, etc etc.

Insomma, a leggerlo tutto d'un fiato fa un pò l'effetto dei libri di Simone De Beauvoir, soprattutto se sei contrario per attitudine a quelle cose. L'effetto è quello fantozziano del ridere appresso a tutti 'sti paroloni sparati a raffica, detto molto crudemente. E insomma, tutto questo per dire che sì, non ero d'accordo su molte cose, che sì, a tratti l'avevo preso a ridere ma anche che no, questo incipit non mi è sfuggito di mente. E questa idea dell'eccesso di realtà mi sta un pò sul groppone, in questi due giorni e mezzo di ritorno a Lugano, al lavoro. Ho passato delle vacanze di natale molto belle, stando di nuovo a casa di mia nonna a dormire come quando ero piccolo, lavorando come un disperato per Chrysalis per poi vederne i frutti (detto in tre parole, è 'na bomba), stando fuori fino a tardi una sera sì e pure l'altra con gli amici, tutti gli amici.. e adesso mi trovo nella realtà del lavoro, dell'uni, di questo regalo di natale firmato Apple arrivato tardi, dopo aver abbandonato un ritmo di vita che a Roma mi sarei sognato, in tempi normali, e che quasi quasi nemmeno mi stancava più di tanto.

L'altra lettura di questi due giorni Luganensi è "Reduce" di Giovanni Lindo Ferretti. E questo è un indizio non da poco per capire il mio stato d'animo corrente. Non so se abbia tanto senso fare una recensione di un libro del genere, soprattutto da un punto di vista ideologico. Ma se verrà lo farà in un altro post. Per ora ho ben altro da fare, ad esempio capire, dopo il tasto meletta, a cosa serve il tasto accanto..