12 gennaio 2007

I loro tempi

Questi due giorni di possesso del Mac sono passati tutti all'insegna... della Apple (guardacaso). Ho capito finalmente cos'è il viral marketing, visto che dall'uscita dell'iPhone non è passato istante in cui, in facoltà, non ci fosse qualcuno che ne parlasse, o che vedesse la keynote di Steve (inciso: chiamare Steve Jobs per nome è chiaro segno che sono entrato nella Mac-tribù, o Mac-clan, o Mac-minchia), tanto che alla fine anche io mi sono unito al flusso e mi sono visto tutta sta keynote.. e che dire, è roba che fa impressione.

Stai per un'ora e passa letteralmente incollato a sentire tutto quello che dice il gran maestro Steve. Quando arriva il momento della presentazione dell'iphone, della grande sorpresa, attacca persino un mantra che manda la gente in delirio: ipod, mobile phone, breakthrough internet device/ ipod, mobile phone, breakthrough internet device/ ipod, mobile phone, breakthrough internet device .. roba da matti. E la conferma la hai quando ad un certo punto sale il CEO di Cingular (di cui tralaltro non ricordo il nome) che attacca il discorso sulla convergenza di internet tv e cellulare e via dicendo. E cosa succede? Succede che in un'ora e passa di keynote di colpo accade una cosa assurda: perdi l'attenzione, ti metti a vedere altro. Poi torna Steve e zac.. a me gli occhi. Insomma, uno che quando ad un certo punto gli salta la connessione con lo schermo (famoso, al contrario, fu l'episodio di Bill Gates del lancio di Windows 98, in cui il computer diede schermo blu.. mai episodio fu più rivelatore), e si trova nel primo momento morto di tutta la presentazione, non si scompone e attacca a raccontare un aneddoto di quando lui e Steve Wozniak (dovrei chiamaro direttamente WoZ? Scusate, non sono ancora completamente circuito dalla Mac-setta), giovani ai tempi di Berkeley (Berkeley, mica La Sapienza cì!), costruirono un aggeggio per interferire col segnale televisivo e ci facevano gli scherzi ai nerd che si vedevano le puntate di Star Trek...

Al che capisci perché Apple continuerà a vendere aggeggi costosissimi ad un sacco di gente. E capisci anche perché, all'indomani della presentazione, sia così stupido mettersi a dire, sì ma l'iPhone è na merda, manco c'ha l'UMTS quando invece il nuovo Nokia fa pure il caffé.. lo capisci, quanto è inutile, perché cavolo, il giorno dopo che sto aggeggio è stato svelato al mondo, il mondo intero ne stava parlando. La cosa che più mi impressione cmq, rimane Steve Jobs. Non si capisce se sia tutto vero, se quella che ti fa vedere sull'iPhone è veramente la foto del nipotino in vacanza a Firenze, se veramente tra le decine di canzoni presenti sull'iPhone, quando arriva il momento di fartene sentire una, metta i Beatles perché è un ex freakkettone, o quando chiama Starbucks per fare una prova, se quello che fa sia veramente uno scherzo telefonico. È la finzione definitiva secondo me. Quella così perfetta che chi la subisce è consapevole che è troppo bello e perfetto per essere vero, troppo naturale, e tuttavia ne rimane così affascinato da infischiarsene e crederci. Ed è lì che metti mano al portafogli e ti compri un'ipod, un cellulare, un rivoluzionare dispositivo per internet...

Eccomi giunto alla fine del post. Io in realtà volevo parlare del film che sono andato a vedere a fine giornata, "Ruz-egar-e ma", in Inglese: "Our Times", della regista Iraniana Rakhshan Bani Etemad. Ma quando rimani esposto ad un vero e proprio lavaggio del cervello come si fa a rimanere nei propri propositi?

3 commenti:

L'oracolo ha detto...

Beh, non a caso l'"effetto Steve Jobs" ha un nome: Reality Distortion Field.

Che l'omino sia mostruosamente carismatico è assodato :-)

Anonimo ha detto...

sante parole... se mi chiedesse di sposarlo accetterei.... ;P

Junkie ha detto...

Oracolo: insomma, non faccio che scoprire l'acqua calda? :-)