27 settembre 2011

Roma vista da Casanova (XVIII secolo)

Da Calendario Romano, di Italo de Tuddo (ed. Golem, 1970):
Sapevo che Roma era la sola città in cui, partendo dal nulla, si poteva salire molto in alto; e non c'era da meravigliarsi, se io credevo di avere tutte le qualità necessarie; al posto del denaro, avevo uno sfrenato amor proprio di cui l'inesperienza mi impediva di diffidare.
Per fare fortuna nell'antica capitale d'Italia, bisogna essere un camaleonte capace di prendere tutti i colori dell'arcobaleno. Occorre essere flessibili, insinuanti, grandi dissimulatori, impenetrabili, compiacenti, sovente ignobili, falsamente sinceri. Bisogna sempre far finta di saper meno di quello che effettivamente si sa e parlare con un solo tono di voce. È necessario esser pazienti, controllare i propri gesti, ed esser gelidi come ghiaccio quando altri brucerebbero; se, per disgrazia, non si ha religiosità nell'animo, bisogna averla nella mente; una persona per bene, deve sopportare in pace la mortificazione di doversi giudicare un ipocrita.
Chi odia queste finzioni, farà bene a lasciare Roma e andare a cercar fortuna in Inghilterra.
Giacomo Casanova (1743)

25 settembre 2011

Che fine ha fatto la coerenza?

A parte il modo, assolutamente ridicolo ed inefficace, di «smascherare» i politici omosessuali omofobi che quelli di — evviva l'immaginazione — “listaouting” hanno scelto, ci trovo un problema etico su cui mi sto lambiccando da un po'. Non è quello della privacy, ma semplicemente una questione di forma — e dunque di sostanza, visto che stiamo parlando di un atto politico.

Quando una persona omosessuale decide, di propria iniziativa, di fare outing sa che andrà incontro ad un serie di discriminazioni da parte della società, ma allo stesso tempo sa anche che questo atto gli permetterà di vivere alla luce del sole i propri comportamenti sessuali e — fattore ben più importante — di segnalare la propria esistenza alle altre persone, gay e non, che combattono per i suoi stessi diritti. Quel «venire alla luce» permette quindi di creare una rete di contatti sociali, e quando si è in rete è più facile combattere contro le discriminazioni, ma esige un costo. Questo costo dipenderà dal contesto sociale e culturale in cui ci si trova: in certi casi uscire fuori dal ripostiglio («out of the closet») richiede coraggio, in altri addirittura disperazione.

Ora, l'outing si può anche rivelare un'arma formidabile per attaccare un avversario politico. Su questo punto trovo che la faccenda della privacy sia marginale: sono d'accordo con Giovanni Fontana quando dice che un omosessuale ha lo stesso diritto ad essere omofobo di un eterosessuale — cioè nessun diritto. Certo: puoi avere la tua opinione, ma allora preparati a difenderla in un confronto dialettico come qualunque altra; qui non rilasciamo patenti speciali ai detentori di posizioni discriminatorie, mi spiace.

Tuttavia mi rimane un dubbio: l'outing, in quanto arma d'offesa politica, è efficace perché parte dall'osservazione che queste persone ne pagheranno in pieno i costi in termini di discriminazioni, ma non ne otterranno alcun beneficio, data la loro appartenenza politica. Non si sta forse usando come arma ciò che si vorrebbe eliminato per sempre dalla società?

I commenti sono bene accetti.

24 settembre 2011

“Take that, stupid Einstein”


Boy, this is embarrassing! The Italian Ministro for Education and Research, Maria Stella Gelmini, has released a press statement congratulating with the (italian) physicists of the OPERA experiment, of which you might have heard in the past few days, for the “momentous victory” of “exceeding the speed of light” — as if the whole thing was meant for the Guinness book of World Records!

From the press statement we also learn that there is an actual 730 km long tunnel connecting the CERN labs in Geneva, Switzerland, with those under Mt. Gran Sasso, in Central Italy. Way to go, idiot!

Before they realize they just shattered the world record of stupidity in a single press release and take it down, here's a copy of it:
Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.

Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro.

Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante".

19 settembre 2011

Why get a Chesterfield?


Altre volte non ne potevano più. Volevano battersi e vincere. Volevano lottare, conquistare la felicità. Ma come lottare? Contro chi? Contro che cosa? Vivevano in un mondo strano e cangiante, l'universo variopinto della civiltà mercantile, le prigioni dell'abbondanza, gli affascinanti tranelli della felicità.
Dov'erano i pericoli? Dove le minacce? Milioni di uomini hanno lottato, e stanno ancora lottando, per il pane. Jérôme e Sylvie non credevano certo che si potesse lottare per i divani Chesterfield. Eppure sarebbe stata proprio questa la parola d'ordine che li avrebbe più facilmente mobilitati. Nulla li riguardava, cosí [sic] pensavano, nei programmi, nei piani: s'infischiavano delle pensioni anticipate, delle vacanze più lunghe, dei pasti gratuiti, delle settimane di trenta ore. Volevano la sovrabbondanza; sognavano lo stereo Clément, le spiagge deserte solo per loro, i giri del mondo, gli alberghi di lusso.
Il nemico era invisibile. O piuttosto era in loro, li aveva corrotti, infettati, devastati. Erano le vittime della farsa: esserini docili, fedeli riflessi di un mondo che li disprezzava. Erano sprofondati sino al collo in una torta della quale non avrebbero mai avuto che le briciole.

George Perec. Le Cose.

17 settembre 2011


***


Tutto dipende dalla scala di riferimento. Vivere dello stipendio da ministro, quando il capo del governo di cui fai parte stringe personalmente affari con dittatori e magnati del petrolio, è davvero una vita da poveracci.

Calzature o macchine da corsa?

La cosa veramente scandalosa in questa faccenda delle nuove intercettazioni di B. è la reazione del popolo, la santificazione di Manuela Arcuri sulla base di un suo presunto rifiuto a prostituirsi con B. in cambio della conduzione del festival di Sanremo—salvo poi scoprire che non era Sanremo e che, forse, non era neppure un rifiuto. Non lo capirà mai il volgo che santi e diavoli non esistono; che chi ha sempre pensato solo ed esclusivamente ai proprî interessi non si metterà a fare il bene del paese solo perché «è già ricco di suo». Berlusconi ve lo meritavate 3 anni fa, e ve lo meritate ora. Quando sarà giunto il tempo di fare piazza pulita vi meriterete pure il suo successore. Uno scatto d'orgoglio, dite? L'alternanza? Datevi una calmata: non sarete certo voi a decidere il quando, figuriamoci il come e il perché. Se fortuna lo vorrà, vi sarà al massimo dato di sceglierne il tipo: delle calzature o delle macchine da corsa?

Even Saint Nick will turn his face

10 settembre 2011

Avvertenza

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge n°62 del 7.03.2001. in quanto ... oh,ma andate a cagare: perché è un blog, diamine.

2 settembre 2011

Non era una teoria del complotto

Qualche tempo fa Mario Borghezio fu bruscamente allontanato dall'hotel di St. Moritz dove si stava tenendo la conferenza Bilderberg. Il suo commento fu che si trattò di «una reazione violentissima» — li adoro quando cacciano la vocina da perseguitati. Nella stessa occasione, sul Guardian, Charlie Skelton riportò un altro caso di un politico, un deputato Svizzero, che si presentò alla conferenza non invitato:
"I am a member of the Swiss parliament," said the member of the Swiss parliament, "and I would like to go inside." Was it a trick of the light, or did the brave shoe of the Swiss MP lift an inch, perhaps two, from the tarmac? Was this it? Was Bilderberg to be stormed before our very eyes…?
"I'm sorry", said the head of security. "But no."
Ma pare che la cosa finì in modo civile. Il deputato girò sui tacchi, e la cosa finì su tutti i giornali — probabilmente proprio quello che il nostro voleva ottenere. Lì per lì mi chiesi perché Borghezio, invece, fosse stato preso a male parole. Forse il pollo voleva veramente entrare e prendere parte alla riunione, chi lo sa.

Mi ero imbattuto la prima volta nel Bilderberg per via di un gustosissimo non sequitur di Marcello Foa, alle prese, poverino, con lo scandalo Ruby. Inizialmente, devo ammettere, più che la fallacia del suo ragionamento — cosa c'entra che  l'Economist non denunci il Bilderberg quando la faccenda verte su Berlusconi e le sue responsabilità? — mi era saltata all'occhio la stravaganza della tesi, il tirare fuori dal cappello un complotto pluto-giudo-massonico per screditare il giornale che sta parlando male del tuo capo. Pluto-massonico, esatto. Perché la cosa interessante del Bilderberg è che per parecchio tempo se ne dubitava persino l'esistenza. Come scrisse sempre Charlie Skelton, che è l'esperto del Guardian in materia, nell'articolo sul temerario deputato Svizzero:
There was a time, not so many years ago, when it was a sign of full-blown crackpottedness even to suggest that such a thing as "Bilderberg" existed. To insist that it was an important international summit, not the figment of a lizard's imagination, was lunacy. It was a meeting, scoffed the scoffers, held by the Loch Ness Monster in Narnia's most luxurious conference centre.
Io sono decisamente allergico alle teorie del complotto. Il mio grado di sopportazione è talmente basso che persino le forme più blande di complottismo mi mandano in bestia; per esempio, lo slogan «informare x resistere»: ma si può, di grazia, sapere a chi o a cosa bisogna resistere? Insomma, qualche anno fa avrei probabilmente tacciato la storia del Bilderberg di stupidità. E oggi ci avrei fatto la figura del fesso.

Ma sul serio avrei commesso lo stesso errore di molti? Forse sì, forse no. È vero, in fondo tutte le teorie del complotto hanno un nucleo di verità. Ma le più perniciose, quelle che sono veramente crackpot (ingl. stupide, lunatiche), mostrano un grado di coerenza interna tale da rendere vano qualsiasi sforzo di convincere i loro sostenitori che si tratta solo di fandonie. È lì che, di solito, si accende la lampadina, che scatta l'allarme. Teorie del genere non ammettono nemmeno la possibilità di congegnare un test il quale, in caso di fallimento, ne sancisca irrevocabilmente la falsità. In questo caso sarebbe bastato recarsi a St Moritz nella settimana giusta. E così è stato.