2 settembre 2011

Non era una teoria del complotto

Qualche tempo fa Mario Borghezio fu bruscamente allontanato dall'hotel di St. Moritz dove si stava tenendo la conferenza Bilderberg. Il suo commento fu che si trattò di «una reazione violentissima» — li adoro quando cacciano la vocina da perseguitati. Nella stessa occasione, sul Guardian, Charlie Skelton riportò un altro caso di un politico, un deputato Svizzero, che si presentò alla conferenza non invitato:
"I am a member of the Swiss parliament," said the member of the Swiss parliament, "and I would like to go inside." Was it a trick of the light, or did the brave shoe of the Swiss MP lift an inch, perhaps two, from the tarmac? Was this it? Was Bilderberg to be stormed before our very eyes…?
"I'm sorry", said the head of security. "But no."
Ma pare che la cosa finì in modo civile. Il deputato girò sui tacchi, e la cosa finì su tutti i giornali — probabilmente proprio quello che il nostro voleva ottenere. Lì per lì mi chiesi perché Borghezio, invece, fosse stato preso a male parole. Forse il pollo voleva veramente entrare e prendere parte alla riunione, chi lo sa.

Mi ero imbattuto la prima volta nel Bilderberg per via di un gustosissimo non sequitur di Marcello Foa, alle prese, poverino, con lo scandalo Ruby. Inizialmente, devo ammettere, più che la fallacia del suo ragionamento — cosa c'entra che  l'Economist non denunci il Bilderberg quando la faccenda verte su Berlusconi e le sue responsabilità? — mi era saltata all'occhio la stravaganza della tesi, il tirare fuori dal cappello un complotto pluto-giudo-massonico per screditare il giornale che sta parlando male del tuo capo. Pluto-massonico, esatto. Perché la cosa interessante del Bilderberg è che per parecchio tempo se ne dubitava persino l'esistenza. Come scrisse sempre Charlie Skelton, che è l'esperto del Guardian in materia, nell'articolo sul temerario deputato Svizzero:
There was a time, not so many years ago, when it was a sign of full-blown crackpottedness even to suggest that such a thing as "Bilderberg" existed. To insist that it was an important international summit, not the figment of a lizard's imagination, was lunacy. It was a meeting, scoffed the scoffers, held by the Loch Ness Monster in Narnia's most luxurious conference centre.
Io sono decisamente allergico alle teorie del complotto. Il mio grado di sopportazione è talmente basso che persino le forme più blande di complottismo mi mandano in bestia; per esempio, lo slogan «informare x resistere»: ma si può, di grazia, sapere a chi o a cosa bisogna resistere? Insomma, qualche anno fa avrei probabilmente tacciato la storia del Bilderberg di stupidità. E oggi ci avrei fatto la figura del fesso.

Ma sul serio avrei commesso lo stesso errore di molti? Forse sì, forse no. È vero, in fondo tutte le teorie del complotto hanno un nucleo di verità. Ma le più perniciose, quelle che sono veramente crackpot (ingl. stupide, lunatiche), mostrano un grado di coerenza interna tale da rendere vano qualsiasi sforzo di convincere i loro sostenitori che si tratta solo di fandonie. È lì che, di solito, si accende la lampadina, che scatta l'allarme. Teorie del genere non ammettono nemmeno la possibilità di congegnare un test il quale, in caso di fallimento, ne sancisca irrevocabilmente la falsità. In questo caso sarebbe bastato recarsi a St Moritz nella settimana giusta. E così è stato.