22 gennaio 2007

Indipendenza da se stessi

Inizialmente non avevo molta voglia di aggiungere link a a blog di persone famose. Per famose intendo famose su internet; le blogstar insomma. In seguito mi sono contraddetto ed il risultato è che potete vedere qualche blog tra le mie letture preferite, a fianco nella pagina.

Insomma, anche io ho i miei idoli, un pò come tutti no? O si è completamente estranei al fenomeno, oppure, del tutto naturalmente, si finisce per avere un blog preferito. Come la radio, che apprezzi solo quando ti fidelizzi ad una emittente, o ad un dato DJ.

A me sinceramente non piace questo meccanismo. È naturale, per carità, che esista. Non direi nemmeno che sia un male, non mi metto certo a demonizzare queste cose. Solo che non mi piace, punto. Tutto nasce dall'ultima esplosione avvenuta nella blogosfera. Magdi Allam pubblica un articolo distorto sulla storia di Lia, la proprietaria di Haramlik, blog mucho seguito. L'ultima battaglia in cui Lia si era cimentata era sensibilizzare l'opinione pubblica, e specialmente quella Islamica Italiana, sull'assenza di protezione sociale per le donne Islamiche che divorziano da un matrimonio. Grave mancanza "di questo islam italiano", tanto per usare parole altrui, che la blogger aveva vissuto in prima persona. E qui la prima bomba.

Adesso, facendo un passo indietro, io posso dire di essermi appassionato al blog di Lia per un misto di contenuti e di vicenda umana, entrambi interessanti. Probabilmente è la ricetta vincente per queste cose, fatto sta che ero rimasto colpito dal punto di vista privilegiato (non posso starvi a spiegare in due parole tutta la vita di una persona a sua volta condensata in un blog iper-seguito. Se volete usate il link e buttateci un pomeriggio sopra) dell'autrice. Privilegiato perché parlava di cose vissute in prima persona (l'Egitto, il Medio Oriente), e al tempo stesso intimo. Ed infine vicino. Tranquilli, non sono una donna napoletana sui 40'anni, per cui dire che mi sento vicino a Lia è un po’ fuorviante, però in un certo senso era come leggere un mondo dagli occhi di un'amica, qualcuno con la tua stessa mentalità. Fico insomma.

E quindi sapere che la nostra Lia s'era sposata islamicamente e aveva divorziato m'aveva in primo luogo fatto strano. S'era messa un po’ di distanza tra me lettore e lei scrittrice. Tra lei personaggio ed io giudice. Ma insomma, amen. Mica stiamo parlando di gente che conosco, amici o parenti; quindi amen. Dopo gli ultimi sviluppi, avevo preso ad appassionarmi alla nuova vicenda come prima. Una crociata lodevole insomma. E se leggevi il commento medio ai suoi post, il mio pensiero era perfettamente in linea con il resto della massa: Bene, brava, hai un gran coraggio, piena solidarietà. La storia è proceduta in questo modo, sostanzialmente con lei che dava qualche spiraglio sulla sua vicenda personale, e partendo da quelli per le sue considerazioni "su questo islam italiano" (cit). La cosa più affascinante in questa faccenda era assistere ad una signora-nessuno che di colpo trainava un movimento d'opinione alla riscossa. Cazzo, se fossi ancora No Global avrei detto che la cosa "partiva dal basso"! Forse qualche sospetto a livello inconscio me l'ero fatto già a quel punto, quando mi chiedevo se ad un certo punto non fosse necessario adottare anche qualche criterio di trasparenza per portare avanti una battaglia originatasi da una supposta vicenda personale. Insomma, io posso pure darti ragione quando parli su cosa non va nell'islam italiano a me sconosciuto. Però dandoti ragione io ti concedo autorevolezza, tu in cambio cosa mi dai?

La seconda bomba è stata più potente della prima, visto che è una notizia apparsa sul corriere della sera. Arriviamo a Magdi Allam quindi. Lo scoop di Allam è il seguente. Il marito poligamo (e qui, buttandola sulla poligamia, Allam colpisce i suoi avversari), è nientemeno che Hamza Picardo, il segretario dell'UCOII. Adesso, una persona completamente estranea alla vicenda potrebbe maliziosamente commentare: "Allam - Picardo 1-0". Per me lettore affezionato di Haramlik questo commento non è poi tanto interessanto. Per me la bomba ha voluto dire una cosa semplice: ma possibile che tutta la blogosfera sia formata da 4 persone di numero?

Il fascino di Haramlik, almeno per me, era tutto nell’assoluta “normalità”; nell’anonimità, per dire più precisamente, della sua autrice. Come dire che la fonte più autorevole sull’argomento “islam” fosse proprio un’eccellente signora nessuno. Se non ha nulla da difendere al di fuori delle sue opinioni – pensavo, è più credibile; non ci sono secondi fini, non ci sono omissioni o distorsioni dovute alla necessità di tirare l’acqua al proprio mulino. Non c’è necessità di – e conseguentemente, nessuno sforzo – per apparire sempre dalla parte del giusto. Sei vero, cazzo. Possiedi quasi un crisma di scientificità, certificato dall’assoluta mancanza di un nome, di una fama. Nulla di esterno alle tue opinioni; ecco.
Forse è una sorta di capacità/idiosincrasia cognitiva sviluppata da quelli della mia generazione: distingui la realtà fittizia della pubblicità dalla realtà reale. E noi nati negli ’80 con la pubblicità ci siamo cresciuti, anzi, la pubblicità è cresciuta assieme a noi. E sapevamo perfettamente quando era pubblicità e quando non lo era. E nonostante le pubblicità siano diventate sempre più raffinate negli anni, noi contemporaneamente affinavamo i nostri sensi.

La pubblicità secondo me è l’esempio più preciso per spiegare cosa intendo, con l’episodio di Haramlik. Quando dici che il tuo detersivo è quello che toglie lo sporco meglio di tutti, non lo stai facendo per l’amore della biancheria pulita. Lo fai per vendere il tuo cazzo di detersivo! E quando scopri appunto che parli di Islam e che sei nella cerchia dei protagonisti, a livello pubblico, del dibattito sull’integrazione della comunità di immigrati islamici, qualcosa non torna. Non dico che le opinioni di quella determinata parte siano fallaci. Io dico che il tenere nascosto questo fatto e al tempo stesso comunicare le proprie opinioni come se non fossi attore della sceneggiata, ecco, quello non è corretto. Facendo un esempio meno idiota, sempre sul tema delle pubblicità, è come quando senti che le ricerche scientifiche su prodotti cosmetici, finanziate dalle stesse case farmaceutiche, sono in media più favorevoli che quelle indipendenti (scorso numero di Internazionale, by the way). Mio Dio, ma sul serio??? Non l’avrei mai creduto!! ;-)

Non ci prendiamo per il culo: i blog sono uno strumento di informazione come gli altri. E come l’informazione tradizionale dovrebbero rispondere, se non a dei criteri di indipendenza, almeno a dei criteri di trasparenza. Adesso, visto che un blog è essenzialmente una persona mentre un giornale è un’organizzazione, è ovvio che non si possa chiedere alle persone di essere indipendenti da sé stesse. E d’altra parte nemmeno che siano trasparenti. Ma se io leggo un blog e capisco al volo che tipo di persona è l’autore di quel blog, certamente ne usufruirò con una certa cognizione di causa, in caso contrario no. E nel caso di Haramlik, io mi ero fatto un’idea di quella persona, e questa bomba e tutti gli strascichi che si sta portando dietro (soprattutto gli strascichi), mi hanno fatto capire che la mia idea non corrispondeva al vero.

Si potrebbe dire che chiedo troppo dal mezzo. Se per un giornalista esiste la distinzione tra la sfera privata e quella professionale, riguardo all’ultima delle quali tu lettore puoi esigere certe condizioni, laddove riguarda la prima non puoi nemmeno osare di accampare alcuna pretesa, per un blogger come bisogna agire? Non esiste una distinzione tra sfera professionale e privata, per il semplice fatto che bloggare non è un lavoro. Però bloggare è un’attività informativa. Forma delle opinioni. E lo fa con la stessa sistematicità dell’informazione professionale.

A me sembra che non ci siamo mossi, con tutta questa storia di internet sociale, dai tempi in cui chattavi con mIRC. Quando un nick era una maschera e a seconda di quella scrivevi. Quando fingevi di essere donna per prendere per il culo i nerd (che poi, come sapere che erano nerd se tutto quello che di loro conoscevi era solo un soprannome?).

Adesso scusate, torno a leggere i miei blog preferiti... :-P

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