16 marzo 2007

Rachid

Ieri abbiamo salutato Rachid con una riedizione di Italia-Francia in un campo di calcetto dietro il campus. Il risultato finale è stato un diplomatico 7-7. Io dopo svariate goffaggini mi sono sbloccato nel finale segnando un gollonzo degno del pupone (di sinistro!). Per il resto, un match di pallone in cui più della metà dei giocatori sono dottorandi di informatica è sempre un evento insolito.

Dicevo, Rachid. Rachid è stato praticamente la prima persona qui a Informatica che ho conosciuto. I primi tempi qui a Lugano, cercavo casa e pernottavo in ostello. La mattina mi svegliavo e nella camerata tutti, chi più chi meno, già erano indaffarati con i lavaggi mattutini. Tutti tranne uno. Una volta mi ricordo di averlo visto dormire ancora mezzo vestito con il mac book buttato accanto al letto, come se fosse crollato dal sonno, le ultime forze per poggiare il computer a terra, appena in tempo. La sera, anche stando svegli fino a tardi, non lo si vedeva mai rincasare.

Quando poi una volta l'ho incrociato fuori dal vecchio edificio di informatica (adesso ci siamo trasferiti qui dentro), ci siamo riconosciuti senza che avessimo mai scambiato una parola in precedenza. E quando ha saputo che mi interessavo di sistemi multi-agente, mi fece: «dobbiamo collaborare allora!». Dal punto di vista della ricerca, Rachid è un mostro. In quattro mesi che sono qui, non l'ho visto fermarsi un attimo dal lavorare. E quando dico un attimo, intendo che per lui non ci sono week-end. Arriva verso le 4 del pomeriggio, e se ne va alle 4 del mattino, in media.

E, in tutto questo casino di lavoro matto, Rachid ha deciso che dovevamo fare un paper sugli algoritmi di formiche perché, beh, perché lui aveva questa idea, ed io avendo come advisor uno dei capoccia della materia, avevo tutto da guadagnarci; a posteriori, credo che lui pensasse che fossi un mezzo esperto di ant colony, a dire il vero. Io vengo da un mondo in cui il professore è quel personaggio sovrannaturale che ogni tanto sceglie uno dei suoi allievi promettenti per la pubblicazione. La pubblicazione è una sorta di ascesa, una cosa mistica. Sembra sia una cosa preclusa alle persone normali. E invece, la prima persona che conosco qui mi propone di fare un articolo.

Lavorare con Rachid è stato fico, anche se discontinuo. Mi dispiace che se ne vada, perché alla fine grazie a sto francese matto ho avuto la prima opportunità di fare veramente ricerca, lavorare a qualcosa di mio senza una supervisione di qualche vegliardo, che vuole solo un altro articolo da aggiungere alla sua lista di pubblicazioni e nulla più. Stare svegli fino alle due del mattino di Sabato sera a discutere, per cercare di capire come fare sto benedetto algoritmo. A Roma una cosa del genere sarebbe stata l'equivalente di una punizioni divina (in stile vecchio testamento, ovviamente), ma qui si vive con un altro ordine di idee. Magari per chi legge sembra incomprensibile. Se fossi qui in Ticino per sopravvivere lavorando in qualcuna di queste SA o Gmbh, a fare un lavoro come un altro, non direi una cosa del genere.

L'articolo non l'abbiamo ancora finito. Ora che scrivo la deadline
Ora che scrivo la deadline è stata spostata al 30 Marzo. We have no excuses!

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