7 ottobre 2007

Tesi 25

La separazione è l'alfa e l'omega dello spettacolo. L'istituzionalizzazione della divisione sociale del lavoro, la formazione delle classi avevano innalzato una prima contemplazione sacra, l'ordine mitico in cui ogni potere si avviluppa dalla sua origine. Il sacro ha giustificato l'ordinamento cosmico e ontologico che corrispondeva agli interessi dei grandi, ha spiegato e abbellito ciò che la società non poteva fare. Ogni potere separato è stato dunque spettacolare, ma l'adesione di tutti a una tale immagine immobile non significava altro che il riconoscimento comune di un prolungamento immaginario alla povertà dell'attività sociale reale, ancora largamente risentita come una condizione unitaria. Lo spettacolo moderno esprime al contrario ciò che la società può fare, ma in questa espressione il permesso si oppone assolutamente al possibile. Lo spettacolo è la conservazione dell'incoscienza nel cambiamento pratico delle condizioni di esistenza. Esso è il proprio prodotto, ed è esso stesso che ha posto le sue regole: è insomma uno pseudo-sacro. Esso mostra ciò che è: la potenza separata sviluppantesi in se stessa, nell'aumento della produttività realizzato per mezzo del raffinamento incessante della divisione del lavoro fino all'ultima parcellizzazione dei gesti dominati allora dal movimento indipendente delle macchine; e che lavora per un mercato sempre più esteso. Ogni comunità e ogni senso critico si sono dissolti nel corso di questo movimento, nel quale le forze che hanno potuto crescere separandosi non si sono ancora ritrovate.

1 commento:

Junkie ha detto...

L'esempio che mi è venuto in mente, quando D. dice che “il permesso si oppone assolutamente al possibile", nella nostra moderna società spettacolare, è la libertà di espressione. Le moderne democrazie tutelano la libertà d'espressione quale valore fondante, e al tempo stesso la limitano, nei casi giudicati “estremi". Cosa sia “estremo" varia, ovviamente. Quando, in tale equazione, consideriamo il caso particolare degli scritti e pensieri contro la società stessa (esempio pratico: il partito pedofilo), quanto D. dice diventa abbastanza chiaro.

Oppure pensiamo ad un qualsiasi comportamento “patologico", derivante dall'uso di beni di consumo, che viene socialmente considerato un eccesso. Le macchine veloci ad esempio.

In questo senso il potere spettacolare mostra cosa la società può fare (in una monarchia del passato, la libertà d'espressione non era un valore fondante ed era tutto meno che garantita), ma al tempo stesso vi pone limiti (di ordine pubblico, di convenienza, di morale), senza che tuttavia questa limitazione sia esplicita.

È quest'ultima cosa ad essere importante, non tanto il fatto che le limitazioni esistano: per questo D. parla di “conservazione dell'incoscienza nel cambiamento pratico delle condizioni di esistenza".