10 giugno 2007

Annate a lavorà (R: sì, ma in bici!)

Mi ha fatto piacere parlare con Arianna della ciemmona. Piacere perché è bello constatare posizioni simili nelle persone che conosco, riguardo al tema critical mass. Io posso definirmi senza tema di smentita, nella mia cerchia d'amici, come lo sfegatato biciclettaro che ha iniziato a scassare a tutti il cazzo co sta storia della critical mass. E lo dico sapendo che, alle persone cui ho suggerito di farsi una pedalata l'ultimo del mese, e che poi l'hanno fatto effettivamente, il primo impatto con la CM ha fatto a tutte lo stesso effetto.

La prima volta che ti ci trovi dentro è affascinante per chiunque. È semplice: prima o poi a tutti è venuta in mente la grande idea di usare la bici in città. Pochi l'hanno messa in pratica, ed i motivi per tale rinuncia sono i soliti: macchine, macchine, macchine e ancora macchine (e motorini motorini motorini, nel caso di Roma). Quando invece pedali protetto dal pancione della CM, vai a passo lento, chiacchieri con qualche improbabile compagno di viaggio, respiri aria un po' meno puzzolente e soprattutto non temi la morte su quattroruote.

Poi dopo il primo invaghimento -- chiamiamolo così -- vedi anche che c'è un lato fondamentalmente sbagliato in tutto ciò. Puoi accorgertene subito, la prima volta, o ti ci possono volere molti mesi e molte CM per arrivare alla conclusione: la CM si basa su un soppruso semiorganizzato. Blocchi il traffico, e la vita delle gente che in esso si trova. Adesso, si può discutere del diritto del dimostrare, anche del suo dovere, soprattutto se pensi che ci siano questioni urgenti su cui la massa di auto-dipendenti non aprirà mai gli occhi da sola, e sì, si può anche citare Mao,
La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza.
Io, nonostante questa verità rivoluzionaria, mi ero profondamente disamorato dalla CM l'anno scorso, difronte alle stesse scene di cui Arianna mi rendeva conto: ciclisti scalmanati, che stranamente non li vedi mai durante le CM sfigate, quelle invernali per esempio, dare in escandescenza, prevaricare, insultare senza motivo, all'indirizzo di gente bloccata nel traffico, che magari non ha nemmeno ben capito che è sta massa di ciclisti. A me sembra una gran vaccata andare da un poraccio/a guidatore/trice qualsiasi a urlargli in faccia "Assassino", "mi stai avvelenando". A cosa serve insultare di punto in bianco una persona solo perché si trova in automobile? È insensato: l'obiettivo della CM è sensibilizzare, dimostrare che esistono mezzi di trasporto migliori, esibendo un esempio pratico, in carne, ossa e alluminio. Dunque, non è fondamentalmente IDIOTA agire così?

La CM non è una manifestazione. Non è indetta per uno scopo fattuale, da un preciso gruppo di persone (oh beh... poi in pratica capita che ci siano sempre gli stessi ciemmisti ardcore). Per cui non puoi andarti a lamentare di quello che non ti è piaciuto. Questo forse è il punto meno battuto di tutte le chiacchierate fatte al suo riguardo: lo scopo della CM è massificare gli individui, ed al tempo stesso di responsabilizzarli. Il fare massa della CM è il suo aspetto più bello, e allo stesso tempo il più debole. Il responsabilizzare ciascun suo partecipante è qualcosa che ancora non ho visto messo in pratica a dovere. Forse è problema dell'area Romana, chissà. Forse, in futuro, varrà la pena tenere d'occhio qualche massa Svizzera, e vedere se è solo una questione di antropologia.

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