16 novembre 2007

L'epica critica


Per prima cosa, qui il trattato di Moorcock. Sarebbe interessante vedere cosa Moorcock avrebbe da dire--chessò--su Céline (non ho mai letto Céline, prendo un nome a caso, di uno scrittore molto controverso, politicamente e sul piano letterario), per vedere quanto le due basi critiche (pessimo modo di scrivere + ideologia conservatrice di fondo) si confondano, o si supportino a vicenda.

È vero che preferisco Tolkien a Moorcock, e sinceramente non ricordo una descrizione naturalistica degna di nota nella saga di Elric, mentre ce ne sono a bizzeffe nel Signore degli Anelli, ma questa mi sembra un'argomentazione dello stesso livello di quelle che fa Moorcock. Probabilmente quello che Moorcock cerca di dire, ma che seppelisce sotto una serie di "opinioni sue", è che in fondo in fondo sti scrittori di epic fantasy saranno pure scrittori, ma mai saranno intellettuali, cosa che lui--desumo--invece sarebbe.

Posso infine aggiungere al dibattito che in effetti il mio amico death-metallaro dell'uni, quello che si ascoltava i 7" degli Anal Cunt, una volta mi confessò di considerare Winnie the Pooh come il sostegno paterno che non aveva mai avuto, o qualche roba del genere. Insomma: siamo tutti dei rammolliti perché siamo cresciuti con Tolkien e non con Joyce?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora il primo commento è: grande jd aspettavo tutto ciò.
Il secondo è: dire che il signore degli anelli è rassicurante come notazione di fondo passa sopra a molte cose un po' troppo al volo per essere una critica convincente; ad esempio non capisco come si possa trovare "rassicurante" un trama in cui il sacrificio e la consapevolezza della non possibilità dei protagonisti di vincere sono un dei temi principali.
Capisco che non è molto chiaro ma del resto sono le 0300.
A domani commenti più sagaci
G

Junkie ha detto...

Invece è chiarissimo. Il Signore degli Anelli secondo Moorcock parla alla bassa borghesia Tory e costruisce loro un piccolo rifugio arcadico quando--sempre secondo Moorcock--la larga parte di questo ceto urbano vive a due ore di treno dalle campagne incontaminate che Tolkien idealizza nella contea. Eppure il libro finisce con la fine di quell'era, ed un mondo nuovo. Che ciò sia malinconico è fuori discussione. Ma che conclusione politica se ne può inferire? Secondo me si potrebbe giungere benissimo all'opposto, e questo renderebbe completamente inutile la critica di Moorcock.

È ora di scrivere una critica teorica esatta per la high fantasy, in modo da rendere completamente ridicole tutte le altre come questa!

Anonimo ha detto...

a me sembra ( e far sentire la mia voce in una discussione su Tolkien tra voi 2 è già un peccato di presunzione....), però dicevo che a me sembra che il signore degli anelli enfatizzi la presenza della corruzione anche nei paesaggi più idilliaci, e sopratutto, come questa corruzione sia innarestabile una volta posto il germe (vedi il ritorno alla contea) facendo un paragone funambolico si può dire che Tolkien vuole dimostrare il secondo principio della termodinamica...il continuo e inarrestabile aumento dell'entropia... Vabbè, prima che delirio, seriamente penso che quando ci si trova davanti ad opere così monumentali e , sopratutto, così curate nei dettagli per esplicita intenzione dell'autore, sia opportuno evitare di lanciarsi in stroncature o interpretazioni , come fa Moorcock, senza un'adeguato studio del testo (vedi l'amica tua che ha cassato Proust senza averlo neanche letto)perchè si finisce sempre per fare la figura degli stupidi...ed ecco qua, ho tirato fuori puro la morale...