2 novembre 2007

See you among the stars, space dog

Quest'anno è il 50esimo anniversario dalle missioni Sputnik. Ho letto e ascoltato parecchie commemorazioni, Gagarin, gli americani in paranoia, poi il volo di John Glenn, e via dicendo.

Ma domani fanno anche 50 anni dal lancio di Laika, nello Sputnik II. Era una missione approntata in fretta per sfruttare il successo dello Sputnik ( in rete c'è un sacco da leggere), quello unmanned. Al lancio il sistema di riscaldamento si ruppe, tenendo la temperatura nella capsula a 40 gradi fissi. Ed a causa dello stress per l'accelerazione, le ci vollero tre ore di assenza di peso per ritornare ad un battito cardiaco normale (viaggiava sui 200 e passa), il triplo di quanto ci si aspettasse a terra. Poi, tra le 5 e le 7 ore dopo il lancio, morì. Di stress. La navicella compì qualche migliaio di orbite attorno alla terra, poi si disintegrò al rientro nell'atmosfera. Come previsto.

A pensarci, in questi giorni, cerco di bilanciare il realismo con l'emozionalità, nel tentativo di proporzionare la morte di un semplice cane con la grande impresa della corsa allo spazio, ma non riesco a smettere di fissare quel puntino nel grande affresco: non è semplicemente una macchiolina che scompare vedendo tutto ad una certa distanza. See you, spacedog.

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