12 aprile 2011

Il prodotto sei tu

Peccato, un tempo Report mi piaceva. Milena Gabanelli risponde alle critiche che sono giunte alla puntata di Report di Domenica scorsa “Il prodotto sei tu” (10.04.2011) in questo modo:
Volevamo capire un po' di meccanismi, ho capito che tanta gente non li conosce e abbiamo speso dei mesi a indagare su questo mondo e a raccontarlo su una TV generalista. Già il fatto che se ne discute e non rimane confinata in Rete, mi pare una buona cosa. Poi io non ho nessuna pretesa di fare le cose giuste o perfette. Chi pensa invece a come andava fatta, benissimo, si faccia avanti e magari la prossima la fa lui, se è più bravo.
Io ho visto i primi dieci minuti della trasmissione, e la qualità lasciava moltissimo a desiderare, sia per precisione delle informazioni che per l'onestà della narrazione. Vantarsi d'aver lavorato mesi per confezionare un minestrone approssimativo, e per di più d'aver fatto questa cosa deliberatamente, perché l'argomento era giudicato difficile, è una scusa che fa cascare le braccia. L'idea che è meglio quacosa di sbagliato e facile, che di corretto ma difficile, è un gioco al ribasso che, guarda caso, va dritto dritto nella direzione opposta alla filosofia che dovrebbe ispirare un programma come Report. È come se la Gabanelli dicesse: il pubblico della TV generalista è stupido quindi si merita un prodotto per stupidi. È ironico che la Gabanelli difenda una puntata intitolata “il prodotto sei tu”, in cui si accusano delle compagnie di trattare i propri clienti come merce da classificare e vendere, proprio sulla base di considerazioni del genere.

Poi c'è l'altra scusante, che suona più o meno così: noi non ci siamo mai vantati di fare cose perfette quindi nessuno ci venga a correggere quando facciamo errori. Perfetta esemplificazione dell'approccio italiano al merito. In se questa argomentazione non è nemmeno sbagliata, anzi. È il modo giusto per rispondere a chi fa delle critiche gratuite. Ma quando le critiche non sono gratuite, e ciò che si difende è veramente affetto dai problemi esposti, questa contro-battuta assume tutto un altro sapore. Non so se l'analogia esista, ma a me è sempre sembrato che si tratti di un modo perverso di applicare la massima evangelica del “chi è senza peccato ...”. La sua perversione diventa qualcosa del tipo: solo i puri possono permettersi di giudicare. L'assioma è che, invariabilmente, anche l'interlocutore qualche peccatuccio ce l'ha, quindi ne deriva che nessuna critica è ammessa. Punto. E viva l'umiltà. Dov'è la differenza con un Cicchitto che ti rinfaccia che anche a sinistra hanno avuto i loro indagati, quindi non ci si azzardi a criticare Berlusconi sul tema della moralità pubblica?