6 giugno 2011

Tra parentesi

Io a questo referendum non andrò a votare — e lo dico con la stessa vergogna che proverei se avessi rubato le caramelle a un bambino e la madre mi sgamasse. Complicazioni personali, mancanza di soldi, tempo; sbadataggine; non mi sono iscritto all'AIRE per tempo per cui è andata anche l'opzione del voto per corrispondenza. Insomma, non prendetemi ad esempio, anzi, irridetemi pure. Sputiate sul selciato, qualora ci incrociassimo per strada. E mi si squadri malamente: sono stato un cattivo cittadino e tutto questo me lo merito.

Detto questo, chi l'ha detto che è difficile farsi un'idea sui quesiti referendari? Io per esempio, dopo aver letto l'ottimo articolo di Andrea Boitani e Antonio Massarutto su La Voce, ho cambiato completamente idea ed ho deciso che voterò (nella mia immaginazione) «no» ai due quesiti sull'acqua. Voterò (virtualmente) «sì» su nucleare e legittimo impedimento, ma tanto all'atto pratico l'abrogazione di entrambi i provvedimenti sarà poco più che un atto simbolico (ma anche i gesti simbolici contano, ah, se contano!)

Ad ogni modo, non è mia intenzione farvi cambiare idea sul referendum (nel senso del votare “No”, non dell'astensione): penso infatti che questo referendum a) otterà il quorum e b) vedrà tutti e 4 i quesiti accettati, per cui c'è poco da mettersi a fare campagna per il “No”. La storia (distorta, vedere link sopra) dell'acqua in mano ai privati (totalmente fasulla, vedere link sopra) tocca quelle corde fondamentali del cittadino che porta anche i tipi come Magalli a schierarsi, e si schierano i Magalli vuol dire che ci sarà un consenso bulgaro per il “Sì”.

Lo so, dovrei essere triste che nel mio paese una storia priva di fondamento si sia diffusa pandemicamente (visto che contagia sia le bestie di sinistra che quelle di destra) e ora ci stia portando a prendere una pessima idea in fatto di politiche pubbliche, ma lo stesso sono contento, perché i referendum abrogativi sono uno dei pochi strumenti di partecipazione diretta che abbiamo per deliberare su questioni di portata nazionale, e vale la pena che i cittadini riacquistino fiducia in esso, visto che da 24 anni non si riesce a farne andare in porto uno.

Tra parentesi, ma perché tutti vogliono votare “Sì”?