9 novembre 2011

Quasi da gioirne

Il pomeriggio al Senato è passato quindi in un clima quasi sospeso, ma c'è stato comunque un protagonista, sia pure dietro le quinte. Subito dopo il voto della Camera il presidente della commissione Antimafia, Beppe Pisanu, ha ricevuto decine di telefonate di senatori della maggioranza che, con motivazioni diverse, gli hanno espresso la loro contrarietà a ogni ipotesi di elezioni anticipate. Non che si tratti di una «corrente pisaniana». Ma, diciamo così, di una variegata «massa di manovra» di senatori disposti - dopo le dimissioni del governo Berlusconi - a sostenere un nuovo governo in modo da evitare le elezioni. Un numero comunque nutrito, che, secondo alcuni, potrebbe raggiungere addirittura una trentina di senatori.  [*]

Comunque una cosa positiva nella resa di Berlusconi è che di colpo il parlamento sembra essere ritornato un'istituzione autonoma e non più subordinata al governo. Sono finiti i tempi in cui l'On. Elio Vito (Vito! Ma che fine avrà fatto??) si alzava dalla seggiola, annunciava che il governo poneva la fiducia, e si rimetteva comodo comodo a sedere. Che odio che mi saliva! Eppure per la maggior parte degli Italiani quello era il «governo del fare», una cosa positiva. Per me invece era la morte della democrazia pura e semplice.

Ora, invece, in qualità di rappresentati del popolo, i parlamentari decideranno se appoggiare questo o quel governo. Ci sarebbe quasi da gioirne -- se non fosse che i rappresentati non hanno avuto alcuna voce in capitolo nella scelta dei loro rappresentanti.