9 gennaio 2009

Riguardo Lugano

Ha nevicato come mai avevo visto in vita mia, in questi giorni a Lugano. Sono appena 3 anni che vivo qui, e adesso che lo scrivo mi rendo conto che è un sacco di tempo. Ripensando ai primi tempi mi rendo conto che la mia attitudine nei confronti di questa casa di rip, ehm, cittadina è cambiata. Ci sono cose che mi rendono un perfetto Luganese, come il pianificare l'uscita dall'accademia considerando l'orario del prossimo treno per tornare in città, oppure, quando mi trovo a lavorare al campus dell'USI di Lugano, il pianificare la spesona di alimentari alla Coop in vista del weekend. Queste cose possono sembrare assolutamente normali anche a chi non abitasse qui, ma ricordo come ai primi tempi fosse difficile abituarsi all'idea di cambiare i propri ritmi per il fatto che qui avessero l'abitudine di chiudere tutto alle 7 di sera, tanto per fare un esempio, anzi, l'Esempio. Oppure godersi la domenica di ozio, magari andando al parco Ciani (anche se ormai preferisco il parco S. Michele) a leggere un libro. La domenica nullafacente è il massimo della Svizzerosità. Forse il culmine della vita al nord l'ho raggiunto iniziando ad accettare che non è così male prendersi una birretta con gli amici tra le 7 di sera e le 10, per poi andare a casetta presto per cavoli propri.

Ecco, tutte queste cose forse non mi rendono ancora uno svizzero (e dopotutto chi mai aveva chiesto di volerlo diventare, miei cari confederati), ma mi mettono più in pace con questo luogo. E forse han contribuito a sviluppare in me una sorta di affetto per il Ticino, anche se decisamente non convenzionale: di certo, se mai mi ritrovassi di qui a 3 anni ancora a Lugano, tutti i miei amici sarebbero autorizzati a rapirmi o almeno a malmenarmi in malo modo, ovviamente allo scopo di farmi rinsavire, ma questa è un'altra storia.