19 febbraio 2011

L'amico della nipote di Mubarak

“Berlusconi and Gaddafi” di Matteo Bertelli

Se le proteste divenissero sollevazione di popolo; e se la sollevazione di popolo divenisse rivoluzione; e se la rivoluzione alla fine lo cacciasse, dove andrebbe a rifugiarsi Gheddafi?

(Pensiero ozioso, il what if, soprattutto quando verte su singoli personaggi—e potenti per di più. Tutta colpa del sabato mattina. Mi piace il sabato mattina: è perfetto per fare ragionamenti oziosi. Radio France FIP passa una selezione poco impegnativa e la mente può spaziare su campi di facezie e ragionamenti oziosi, oziosissimi anzi.)

Neanche un mese fa Ben Alì, il pupazzo cleptomane che noi italiani mettemo al potere quando ancora ci si poteva proclamare “non proprio l'ultimo carrettiere del mediterraneo” con una certa sicurezza, quel Ben Alì cercava rifugio in Francia, e lungo la strada si fermava in Sardegna. Italia e Francia: i vecchi amici. Ma i vecchi amici s'erano già dimenticati di lui e alla fine Zine s'era dovuto accontentare dei sauditi. Ma Muhammar ha un'altro peso. Ben Alì, una vecchia conoscenza dei tempi della prima Repubblica, al più. Da noi Gheddafi, invece, è ormai di casa. Gli abbiamo conferito grande legittimità con la storia del trattato di pacificazione, e i dittatori in fondo s'assomigliano tutti: quando gli hai dato così tanto non è normale che ti chiedano un ultimo favore per salvare la pellaccia, no?

Che peso avrebbe una cosa del genere? Qui si divaga troppo, e una domanda del genere contiene troppi se per risultare scomoda al nostro amico della nipote di Mubarak. Figuriamoci per appassionare il suo pubblico.

Un vero peccato. Buon sabato.